“Nessuno si aspettava una situazione del genere, c’è sgomento, ma la chiesa russa a Bari continua ad essere la casa di tutti”. A raccontarlo a Borderline24 è Rocky Malatesta, Presidente del CESVIR srl (Centro Economia e Sviluppo Italo Russo) che per molti anni, 15 per la precisione, ha fatto da ponte tra la Puglia e la Russia.
Oggi c’è sgomento per quanto accaduto ormai due settimane fa, un tempo che normalmente potrebbe sembrare breve, invece è lunghissimo per i cittadini ucraini che da un giorno all’altro si sono ritrovati a vivere tra bombe e detriti. Ma questa guerra che sta distruggendo fisicamente un popolo oltre che un paese, sta avendo ripercussioni anche sulle comunità russe e ucraine che vivono a Bari e, inevitabilmente sugli stessi baresi. Proprio durante i primi giorni di marzo gli stessi cittadini avevano chiesto la rimozione della targa con la dedica di Vladimir Putin, situata vicino alla statua di San Nicola, a pochi passi dalla Basilica.
“Fa male vedere dove siamo finiti – ha raccontato Malatesta – purtroppo c’è stata una prima fase dettata dall’odio. E’ facile additare, dare la colpa. Bari è una città che ha amato e rispettato i russi, basta chiederlo ai ristoratori, agli albergatori, ma anche alla stessa chiesa. Ci sono stati benefattori che, con le loro donazioni, hanno permesso il restauri importanti. Il revisionismo dettato dall’odio non mi piace. Sulla targa c’è stata un’isteria collettiva, sono state attaccate tante persone, dal presidente della Federazione Russa, Putin, ad autori come Dostoevskij. Ma quella è una donazione fatta con il cuore. Non possiamo rinnegare la storia, era un atto d’amore. In questo momento dovremmo stare in silenzio e sostenere con gli aiuti chi ne ha bisogno, chi fugge da un conflitto che si poteva fermare. Non è il momento per dare un giudizio, bisogna volere fortemente la pace” – ha specificato ancora.
La guerra, ha spiegato, ha creato molte tensioni anche nelle comunità ucraine e russe a Bari. “Sono nate divisioni. Le due comunità sono abituate da sempre a fondersi e ad identificarsi sotto un unico ombrello rassicurante, quello di un popolo ortodosso. Non esiste famiglia russa o ucraina che non abbia parenti in uno dei due paesi, è un popolo che non ha confine geografico. Oggi in tanti stanno vivendo il dramma dell’esodo, Bari però, con la chiesa russa continua ad essere luogo di accoglienza, lo dimostra il fatto che ci sono molte persone che ogni giovedì frequentano la messa nella cripta di San Nicola” – ha aggiunto.
E’ proprio San Nicola, il santo patrono di Bari a fare da ponte con la Russia e ad aver portato, nel corso degli anni, baresi e ortodossi a sentirsi uniti. “Ma – spiega ancora Malatesta – lo sguardo nei confronti della Russia nel corso degli ultimi giorni è cambiato portando i cittadini a schierarsi da una parte o dall’altra. Il contraccolpo però lo stanno subendo anche i russi. Quella attuale è una situazione da cui, anche loro, non ne usciranno illesi”. Tra le motivazioni, il fatto che le sanzioni inflitte alla Russia peseranno soprattutto sui civili che oggi sono chiusi nei confini del proprio paese, senza il permesso di spostarsi o ribellarsi alla guerra.
“L’unica cosa che possiamo fare è sperare che il conflitto termini – ha aggiunto – le associazioni come la mia che hanno fatto da ponte per l’unità dei popoli saranno chiamate a dare un contributo sostanziale per cicatrizzare le ferite. Non posso immaginare che una situazione così drammatica possa continuare, c’è bisogno di tornare al dialogo, agli scambi di relazioni e cultura, ma anche di fede, che possono essere viatico e unguento. Bari, con la presenza di San Nicola sarà un luogo fondamentale di condivisione e solidarietà. In questo momento però è inopportuno fare previsioni, come lo è parlare di turismo. Adesso conta solo ripristinare presto la pace e le reciproche relazioni diplomatiche. Noi eravamo pronti ad organizzare il prossimo festival dell’arte russa, che si svolge a Bari da 15 anni, ma non è il momento. Dubito ci saranno turisti dalla Russia, quella normalità che speravamo di recuperare dopo il Covid non arriverà presto” – ha concluso.