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Multato per aver fatto sesso a pagamento, ma per la Cassazione “è un’attività lecita”

Pubblicato da: redazione | Sab, 19 Febbraio 2022 - 18:52
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Annullata in via definitiva la multa inflitta all’automobilista perché ha fatto salire a bordo una prostituta. Va disapplicato il regolamento di polizia locale del Comune che prevede la sanzione amministrativa: il sesso a pagamento, infatti, è un’attività lecita, per quanto contraria al buon costume. Ed è illegittima l’ordinanza del sindaco-sceriffo che vieta su tutto il territorio la fermata dei veicoli, se serve a contrattare con la “lucciola” sul marciapiede: il primo cittadino emette un provvedimento che solo in apparenza regolamenta la circolazione stradale ma in realtà riguarda l’ordine pubblico, mentre spetta solo allo Stato tutelare la sicurezza dei cittadini.

È quanto emerge dall’ordinanza 4927/22, pubblicata il 15 febbraio dalla seconda sezione civile della Cassazione. Bocciato il ricorso del Comune: hanno fatto bene i giudici del merito ad annullare l’ordinanza-ingiunzione di 500 euro. Gli ermellini spiegano che è stata la Corte di giustizia europea a stabilire che la prostituzione non soltanto è lecita ma rientra pure nelle attività economiche: l’esercizio può essere vietato soltanto dalla normativa statale. E dunque il regolamento del Comune è contro una norma primaria.

In Italia, poi, la Consulta ha dichiarato incostituzionali le norme del pacchetto sicurezza che offrivano poteri straordinari agli amministratori, modificando il testo unico degli enti locali: la scure dell’Alta corte si è abbattuta sulla facoltà riconosciuta al sindaco di adottare provvedimenti a contenuto normativo e tempo indeterminato in materia di sicurezza pubblica. Le deroghe alla normativa primaria da parte dell’autorità che provvede con ordinanza, invece, sono consentite solo se limitate nel tempo: altrimenti si attribuirebbe al sindaco «totale libertà» di intervenire.

Il divieto di fermata del veicolo, poi, non è disposto soltanto in una particolare zona della città. È quindi evidente che l’ordinanza del sindaco punta a sanzionare le prestazioni sessuali a pagamento in generale e in modo indiscriminato su tutto il territorio amministrato. E lo fa in modo illegittimo perché deborda nella materia dell’ordine pubblico, che è competenza esclusiva dello Stato, cui gli enti locali non possono sostituirsi.

 

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