La tavola, il silenzio del mare rotto appena dal suono dell’acqua che fa attrito sulla papaia e il rapporto con il “fratello blu” ricucito. E’ la magia dello stand up paddle (acronimo SUP), una variante del surf in cui si sta in piedi su una tavola (simile a quella del surf ma con maggior volume per sostenere il peso dell’atleta), utilizzando un remo apposito per la propulsione. Questo sport ha avuto una forte crescita negli ultimi anni a livello mondiale, con molti praticanti anche a Bari. E ci sono bambini uomini e donne a praticarlo. Non ci sono stagioni per praticarlo. Con la muta adatta, sul sup puoi andarci anche di inverno.
La storia – Già nel 1778 un esploratore inglese, primo europeo a sbarcare alle Hawaii, ebbe modo di osservare alcuni nativi pagaiare in posizione eretta su grosse tavole per cavalcare le onde. Altri ritengono che si trattasse semplicemente di pescatori e che, in ogni caso, la nascita di questo sport sia avvenuta intorno agli anni ’50 a Waikiki, con la riscoperta del Surf da onda capitanata da Duke Kahanamoku, che avrebbe creato, anni dopo, la prima generazione di beachboys. È in quegli anni che iniziarono ad essere pubblicate sui quotidiani statunitensi le prime foto di surfisti. Sembra che uno dei fratelli Ah Choy (Bobby), fra i più noti beachboys dell’epoca, ebbe un’idea per scattare delle foto in acqua e quindi più vicino all’azione con una prospettiva completamente diversa e più realistica. Si fece prestare un remo e pagaiando su un longboard arrivò, senza cadere, nei pressi del break point, immortalando l’azione per la prima volta dall’acqua con una Kodak.
Il boom del sup – Qualsiasi sia l’origine del sup, oggi è davvero difficile, passeggiando sul lungomare di Bari, non vedere gruppi di tavoloni muoversi spediti lungo la costa. Fenomeno cresciuto quando, durante l’emergenza Covid, sentirsi liberi, senza paura di contagi, è diventata un bisogno. Allora l’appuntamento era con la tavola per fare una passeggiata in gruppo, senza nessuna paura almeno per poche ore.
“Sicuramente la passione per il sup è cresciuta molto durante i mesi della pandemia – spiega Fabio Di Cosmo, responsabile della sezione Sup del circolo Barion. “Una passione che non conosce età. Noi abbiamo anche gruppi di bambini di 8 anni, insegniamo loro che il mare va rispettato e amato e che bisogna tenerlo pulito. Il Sup – spiega ancora Di Cosmo – è come il pallone sulla spiaggia: un momento di aggregazione alla quale partecipano tutti, principianti e non. Così accade in mare: gruppi eterogenei che decidono di avvicinarsi a questo sport. Uno sport facile da praticare: basta una tavola e basta conoscere qualche tecnica per trascorrere tempo in compagnia e all’aria aperta”. Ma il sup sta preparando anche tanti agonisti: non si esclude che presto farà ingresso alle olimpiadi. Intanto Bari il 19 e 20 febbraio, accoglierà la terza tappa del Campionato invernale Sup e Paddle board. Una nuova occasione per colorare il mare di tante tavole e di tanti agonisti provenienti da tutta Italia.
In acqua, però, ci saranno anche i principianti quelli che lentamente stanno ricucendo un profondo rapporto con il mare e chissà che, contemporaneamente alla passione per lo sport, cresca anche una nuova cultura in cui il “fratello blu” sia patrimonio da proteggere e da amare.