Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “In alto mare” Spesso si sente dire che la genetica non sbaglia. Certamente non ha sbagliato nel caso di Mia Martini e sua sorella Loredana Bertè. Sarebbe possibile riconoscere le loro voci anche ad occhi chiusi: assolutamente uniche, incredibilmente emozionanti.
Entrambe legate da un’infanzia difficile. Il padre violento e la madre assente impongono alle cantanti un’educazione fin troppo autonoma e complicata, probabilmente poi anche causa dei problemi psicologici di Mia. Una sintonia, un legame tanto forte quando imprescindibile lega le due sorelle al dì là di ogni tempo tanto da farle vivere proprio come due gemelle. Simili ma diverse, una con una voce sofisticata, elegante, quasi eterea, l’altra rock, tagliente, graffiante, le due decidono di dedicarsi interamente alla musica, di utilizzarla come rifugio dal mondo circostante.
Dividono il palco oltre che la vita, fino a quando Mia non decide di porre fine alla sua, nel 1995 lasciando un grande vuoto nel cuore di tutti.
Loredana accusa fortemente il colpo dato dalla scomparsa della sua dolce Mimì, ma decide anche in suo onore, di portare avanti il loro sogno. Irriverente e unconventional diventa personaggio iconico della musica italiana, signora del Rock italiano. Loredana è capace di trasformare in musica la sua rabbia, in arte tutta la violenza subita, in forza la solitudine.
La trasgressione come modello di vita di Loredana Bertè.
Fa della trasgressione il suo modello di vita, tanto nella musica quanto nel look. È il 1974 quando con “Streaking” album interamente dedicato al sesso, desta scandalo con la copertina che la ritrae completamente senza veli. Inizia così a dar vita a quello che successivamente è stato definito “cantaerotico”, un genere assolutamente sovversivo a cui poi si sono ispirati anche altri, tra cui Patty Pravo e Amanda Lear.
Potremmo definire Loredana una Bad Girl e non solo per i suoi capelli blu, ormai diventati iconici. Ancora oggi è impossibile immaginarla senza gonna o fuseaux aderenti che mettano in risalto le sue gambe da sabato sera, così come lei stessa ama definirle. Ama tubini in latex nero, borchie, tulle, predilige il nero ma talvolta inserisce altre nuance nel suo look, dal rosso vivo, all’azzurro. Il risultato? Sempre unica e incredibile.
La sua musica
Ma passiamo alla sua musica. Poco più che ventenne esordisce al Piper Club di Roma, ma è con Renato Zero che il pubblico inizia a conoscerla, ad amarla e acclamarla. L’apice del successo arriva con “Sei bellissima” ma nel 1979 con “E la luna bussò” scala le classifiche nazionali. Si riconferma star della musica italiana vincendo il Festivalbar nel 1982 con “Non sono una signora”. Sì perché Loredana non vuole essere una signora, però allo stesso tempo è fragile, passionale proprio come dimostra con la sua “Il mare d’inverno”. Il brano non è altro che la messa in prosa di uno stato d’animo intriso di solitudine e inquietudine, il mare nella stagione invernale, secondo l’autore Enrico Ruggeri, rappresenta perfettamente quella sensazione, quell’emozione; soltanto in estate il mare tornerà a ripopolarsi, allo stesso modo l’umore potrà rigenerarsi solo con l’arrivo del sereno.
La verità è che la Bertè è tempesta. È forza indomabile, bellezza fuori dalle righe. Amata o criticata ha scelto sempre di essere sé stessa, di non imitare nessuno, di non avere alcun punto di riferimento esterno. Solo sé stessa, al centro della sua vita e della sua musica. Ha scelto di cantarlo a squarcia gola, in ogni suo brano, in ogni suo momento e noi abbiamo scelto di ascoltarla, di cogliere in quelle urla anche il suo lato più nascosto e sensibile.