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Ecomafia, la Puglia terza in Italia per reati ambientali: 3.734 infrazioni nel 2020

Pubblicato da: redazione | Ven, 17 Dicembre 2021 - 13:00

Nel 2020 l’Ecomafia non ha conosciuto lockdown né pause, e l’ambiente non è stato risparmiato. A fotografare la situazione è stato il rapporto Ecomafia 2021, realizzato da Legambiente.

In Italia nel 2020 sono 34.867 i reati ambientali accertati (+0,6% rispetto al 2019), alla media di oltre 95 reati al giorno, 4 ogni ora. Aumentano le persone denunciate: 33.620 (+12% rispetto al 2019), le ordinanze di custodia cautelare eseguite 329 (+14,2%), i sequestri effettuati 11.427 (+25,4%), ma cala il numero complessivo dei controlli passati da 1.694.093 del 2019 a 1.415.907 del 2020, con una flessione del 17% rispetto al 2019.

Sempre alta l’incidenza dei reati ambientali accertati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (ossia Sicilia, Campania, Puglia e Calabria), esattamente 16.262, il 46,6% del totale nazionale, con 134 arresti, nel 2019 erano stati “soltanto” 86. Il mercato illegale è di 10,4 miliardi di euro (- 0,9% sul 2019). Crescono gli investimenti a rischio: 11,2 miliardi di euro (+2,6 sul 2019). Nella classifica regionale, Campania, Sicilia, Puglia sono le regioni più colpite da illeciti ambientali. Al quarto posto quest’anno sale il Lazio con 3.082 reati, con un incremento del 14,5% sul 2019, superando così la Calabria. La Lombardia resta la regione con il maggior numeri di arresti.  Preoccupante anche il numero dei comuni commissariati per ecomafia sino a oggi, ben 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021.

Nel rapporto 2021 dell’illegalità ambientale, la Puglia si colloca purtroppo tra le prime regioni in termini di reati commessi, occupando il terzo posto con 3.734 infrazioni accertate (il 10,7% sul totale nazionale), 1.424 sequestri effettuati3.230 persone denunciate e 15 arrestate. In quella nazionale le province di Bari, Foggia e Lecce sono rispettivamente al terzododicesimo e diciottesimo posto con 1.465553 e 430 infrazioni accertate. Il resto delle province pugliesi contano per Taranto 314 infrazioni, Brindisi 201 e Barletta, Andria e Trani 6.

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia si conferma al terzo posto con 1.340 reati (l’11,8% sul totale nazionale), 1.474 persone denunciate, nessun arresto 418 sequestri effettuati.  A livello nazionale, Bari, Lecce e Foggia sono rispettivamente al settimonono e undicesimo posto con 195166 e 153 infrazioni accertate. Per le altre province sono contati 92 reati per Taranto, 81 per Brindisi e 5 per Barletta-Andria-Trani.

Nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia è al terzo posto con 678 infrazioni accertate (l’8,2% sul totale nazionale), 601 persone denunciate, 14 arrestate e 278 sequestri effettuati; a livello nazionale, Bari, Foggia, Taranto, Lecce e Brindisi sono rispettivamente al quintosettimo, dodicesimo, quindicesimo e sedicesimo posto con 210145, 95, 89 e 84 infrazioni accertate. Resta esclusiva dalla classifica nazionale solo la provincia di Barletta-Andria-Trani con n. 1 reato accertato.  Inoltre, legato a questo reato, nella classifica che inquadra gli incendi negli impianti di trattamento, smaltimento, recupero dei rifiuti la Puglia si colloca ottava con 88 roghi negli impianti (il 6,8% sul totale nazionale).

Per quanto riguarda i reati contro la fauna l racket degli animali (bracconaggio, il commercio di fauna protetta, tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo, nuove norme contro il maltrattamento degli animali, ecc), la Puglia si conferma al secondo posto con 1.055 infrazioni accertate (il 12,9,2% sul totale nazionale) 956 persone denunciate, 1 arresto e 675 sequestri effettuati. Nella classifica nazionale 2020 dell’illegalità contro la fauna, a livello nazionale, Bari si piazza al primo posto con 914 infrazioni accertate. Foggia è ventesima con 62 reati commessi. Mentre Lecce conta n. 45 reati, Taranto n. 29 reati, Brindisi con 4 reati e la BAT con 0 reati.  Infine, nella classifica della pesca illegale la Puglia è seconda con 882 infrazioni accertate con 6,7 reati accertati per chilometro di costa.

Crescono i Comuni sciolti per mafia. E cresce anche il tema dell’ambiente tra le motivazioni dei commissariamenti. Non solo rifiuti, abusivismo e appalti, ma anche servizi idrici, gestione dei boschi e delle aree protette. Attualmente, sono 32 i Comuni commissariati per condizionamento della criminalità organizzata, erano 29 al momento della pubblicazione del precedente rapporto Ecomafia. Altri 15 sono andati al voto nella tornata elettorale di ottobre. Dei 32 Comuni commissariati ben 11 sono stati sciolti nel 2021 tra cui proprio Squinzano (LE), Carovigno (BR) e Foggia, secondo capoluogo di provincia, dopo Reggio Calabria, a essere sciolto dal 1991.

“Non si deve assolutamente abbassare la guardia contro i ladri di futuro. – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – A maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingentissime risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). È già arrivata la prima tranche di 25 miliardi di euro – sul totale di 191,5 – del programma europeo Next Generation EU riservati all’Italia fino al 2026, a cui si aggiungeranno gli oltre 30 miliardi di euro del Fondo complementare alimentato da risorse nazionali. Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per fare qualche esempio delle opere che servono alla transizione ecologica del paese. Perché la riconversione dell’economia italiana sia pulita anche nella fedina penale, è necessario alzare al massimo il livello di attenzione da parte degli organi inquirenti”.

 

Le proposte di Legambiente: Per questo l’associazione ambientalista, tra le sue principali 10 proposte, chiede: di inserire, come primo provvedimento utile, i delitti ambientali previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta l’improcedibilità; approvare delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico e introduzione nel Codice penale dei delitti contro gli animali; ripristinare, se necessario con una modifica legislativa, la corretta attuazione da parte delle prefetture di quanto previsto dall’articolo 10-bis della legge 120/2020, che ne stabilisce il potere sostitutivo in tutti i casi, anche antecedenti all’approvazione della norma, di mancata esecuzione da parte dei comuni delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi; inasprire le sanzioni previste contro i traffici illegali di rifiuti; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente; garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel Registro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria in qualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari.

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