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Bufera sull’Arpal Puglia, i sindacati denunciano: “Centri per l’impiego sottodimensionati”

Pubblicato da: redazione | Mer, 24 Novembre 2021 - 17:00

“Alzare il livello di attenzione sulla vicenda occupazionale dei 200 somministrati in missione presso Arpal Puglia, i cui contratti sono prossimi alla scadenza, e chiedere alla Regione di ristabilire corrette relazioni con la rappresentanza sindacale”, questo il messaggio lanciato nel corso della conferenza stampa indetta da NIdiL Cgil, Felsa Cisl e UilTemp.

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L’attuale situazione in cui gravano 200 impiegati dell’Arpal (Agenzia Regionale Politiche Attive del Laovoro) non sembra risolversi, i sindacati hanno più volte sottolineato l’urgenza di trovare una soluzione ad una questione delicata come questa.

“Ieri, ancora una volta, abbiamo sollecitato un incontro con il Direttore Generale dell’Arpal, Massimo Cassano, e l’Assessore al Lavoro ed alle Politiche Attive, Sebastiano Leo, intendendo con loro ristabilire un rapporto virtuoso e riuscire a trovare una soluzione all’imminente scadenza dei 200 contratti in somministrazione lavoro – si può leggere nella nota – al momento non abbiamo ancora ricevuto riscontro, ma contiamo sul fatto che, responsabilmente, i due interlocutori troveranno in tempi utili occasione per approfondire questa vicenda con chi rappresenta il mondo del lavoro”.

I sindacati sono quasi sul piede di guerra, minacciando forti mobilitazioni qualora non si dovesse trovare uno spiraglio per il dialogo e la risoluzione di tali criticità. “Le nostre richieste sono chiare, bisogna trovare un accordo rispetto a tale platea di lavoratori e lavoratrici che contemperi continuità e buona qualità dell’occupazione con le esigenze del piano industriale di Arpal Puglia – denunciano i sindacati – considerato che anche l’espletamento, non ancora conseguito, delle prove concorsuali, non sarà bastevole a colmare la sproporzione tra operatori, utenza e carico di lavoro, la somministrazione è ancora necessaria per garantire ai centri per l’impiego di rispondere alle esigenze delle persone, sempre più esposte al rischio di marginalità economica e sociale. Se la disponibilità al dialogo dovesse continuare a mancare, non escludiamo azioni forti di mobilitazione.”

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