La movida è stata ancora ferita a sangue. Lo è stata durante l’emergenza sanitaria, lo è oggi con una sequenza di violenze che non si placa. Prima nella storica discoteca della Bat, il Divinae Follie, dove – lo scorso 7 novembre – uno sfottò degenera in un accoltellamento: un 26enne finisce in ospedale, colpito da 6 fendenti nella zona tra addome, inguine e gambe. Il proprietario del Divinae, a quel punto, decide di prendere una pausa di riflessione e stavolta il virus non c’entra.
Una settimana dopo, nella discoteca Demodè di Modugno, un buttafuori viene ferito con colpi di arma da fuoco: un cliente, poi arrestato, non vuole mostrare il green pass all’ingresso e scoppia la rissa. Il buttafuori finisce in ospedale. È tutt’ora in prognosi riservata. Ma c’è anche un ragazzo aggredito in pieno centro da un gruppo di rapinatori armati di coltello. Per un cellulare, ha rischiato di essere accoltellato. Sono tanti, troppi gli episodi di violenza che si susseguono in città e in provincia. Le risposte delle forze dell’ordine sono state immediate. E i malfattori sono finiti in carcere. Ma resta l’amaro in bocca. Resta la paura per i giovani. Resta la sensazione di insicurezza per le strade. E questa volta il covid c’entra poco.
La movida non è al sicuro e occorre intervenire prima che sia troppo tardi. Le discoteche sono luoghi di aggregazione e non possono essere lasciate allo sbando. Non bastano le risorse dei privati. Occorrono controlli serrati, occorrono regole, come già richiesto dagli addetti ai lavori. Bisognerebbe dare risposte concrete. Perché – se è vero che i giovani e il loro mondo sono stati i più colpiti dal Covid – è anche vero che se gli stessi dovessero sentirsi insicuri nel loro mondo, si potrebbe creare una reazione di chiusura che non è sana e non è giusta. Divertirsi è un diritto. Far divertire anche. E nessuno deve pagare perché vuole trascorrere qualche ora in discoteca con gli amici. Per le strade non si può e non si deve andare in giro armati. Perché a quel punto la strada diventa un posto insicuro per tutti. E dopo due anni di chiusure forzate, non è accettabile.