Un bimbo di 3 anni e mezzo è morto colpito (secondo una prima ipotesi) dal virus sinciziale a Siena. Lo sfogo sui social della giornalista barese, Annamaria Ferretti, parente del piccolo che ha lottato contro la bronchiolite e non ce l’ha fatta. Sotto accusa le terapie “fatte al telefono”.
“Nelle ultime 48 ore la mia famiglia è stata colpita dalla tragedia più lacerante e inimmaginabile. Uno dei nostri piccoli, aveva tre anni e mezzo era nato e viveva a Siena, se n’è andato per colpa di una bronchiolite, di una polmonite o del cosiddetto virus sinciziale. Non lo sappiamo di preciso, ma lo capiremo tra una ventina di giorni – scrive sui social – La risposta servirà ai genitori, ai nonni, a tutta la famiglia e a chi lo amava. Ma soprattutto sarà di aiuto alla sua pediatra che a prescindere dall’emergenza covid e dai protocolli, capirà che di questi tempi le diagnosi non si possono fare per telefono e che i piccoli vanno visitati di persona. Anche a casa, perchè dovremmo tornare a mettercelo in testa”.
“Questo post non mi serve per esternare un dolore ma per lanciare un grido di allarme su un fatto, e stimolare al cambiamento di situazioni che spesso si è costretti a subire perchè “è così che deve andare”. Essere medico di riferimento per una famiglia, o per una persona, è molto più che una missione. E non esiste alcuna riduzione del caso che induca alla sottrazione dell’essere esempio o del prendersi cura di chi chiede aiuto e ha bisogno di un filo diretto – prosegue – Perchè non può essere che quando si sceglie di rivestire un ruolo così importante nelle vite degli altri, tutto si riduca allo spazio fisico di uno studio, o al telefono come mezzo di collegamento alternativo. Specie poi quando i pazienti sono bambine e bambini. Non può e non deve essere. Altrimenti, a parer mio, meglio cambiar strada. Da subito. E’ un consiglio interessato”. (foto repertorio)