“Faccio fatica a capire il senso degli elogi che Michele Emiliano ha rivolto al capo dei sovranisti italiani, a Matteo Salvini, al campione del populismo para-fascista, al leader che ha sepolto le bandiere della Padania e del separatismo nordista per innalzare i vessilli di un nazionalismo clericale, oscurantista, illiberale”. È fortissimo il commento che l’ex governatore della Regione Puglia Nichi Vendola esprime, tramite un post sulla sua pagina Facebook, in relazione all’endorsment espresso domenica scorsa da Michele Emiliano nei confronti del leader della Lega.
In occasione del dibattito politico “La Piazza” di Ceglie Messapica, l’attuale governatore pugliese aveva sorpreso tutti elogiando Matteo Salvini per la sua onestà intellettuale e “per i suoi sforzi per delineare un’idea per il paese”, lasciando così intendere una nuova apertura ad una eventuale collaborazione con il segretario del carroccio.
Commento che non solo non era passato inosservato, ma che in poco tempo, aveva raccolto numerose critiche e reazioni in special modo dagli esponenti della politica locale. Coro a cui si aggiunge oggi la voce di Vendola che non le manda certo a dire all’uomo che ha raccolto il suo testimone sei anni fa ponendosi alla guida della Regione Puglia. “Non un figurante o un protagonista locale e marginale – scrive Vendola, in riferimento al leader della Lega – non il sindaco o il consigliere comunale di un qualche paesello, ma un attore principe della scena pubblica, l’uomo-simbolo della crociata contro i migranti e contro i diritti civili, l’ammiratore di Trump, di Putin, di Orban”.
Riprendendo le stesse parole pronunciate dal presidente Emiliano nei confronti di Salvini, Vendola ammette: “È vero che si sforza di costruire una visione dell’Italia, ma si tratta di una visione terrificante, che capovolge i fondamenti della nostra idea di civiltà, si tratta di una ideologia che, al netto dell’ebrezza dei cocktail, mutua dal radicalismo della destra le sue pulsioni repressive e securitarie, la sua ossessione per la protezione fiscale dei ricchi, l’uso e lo stimolo delle paure e delle fobie sociali come core business della sua azienda politica”.
Nel suo lungo post di sfogo, l’ex governatore ricorda che, già in passato, Michele Emiliano si è reso protagonista di quelle che chiama “peregrinazioni in territori lontani e nemici dei nostri valori e della nostra storia”. Eppure, sottolinea, “Noi lo abbiamo sostenuto e votato perché fosse un argine agli imprenditori della paura e dell’intolleranza, un muro contro i razzisti e gli omofobi, un presidio per la nostra storia di democrazia, di accoglienza, di convivialità. Noi – prosegue Nichi Vendola – fummo quelli che al porto di Bari e poi allo stadio gareggiavamo in solidarietà con i fuggiaschi d’Albania giunti stipati sulla Vlora. Noi fummo quelli che camminammo insieme a don Tonino Bello sui sentieri della pace e della solidarietà operosa”.
E, se già non fosse esplicito il suo messaggio di condanna di quanto affermato pubblicamente dal suo successore, Vendola conclude le sue dichiarazioni rivolgendosi a lui in maniera diretta: “Caro Emiliano – tuona – la tua esplorazione ti ha portato in una terra proibita. Non è vero che in politica tutto è lecito. Con Salvini non si possono sbagliare i gesti e le parole: lui sta da una parte ed è naturale e giusto, per noi, stare dalla parte opposta”.