Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Cara”. Un uomo dalla personalità ingombrante, diretta, ma allo stesso tempo straordinariamente delicata. Le canzoni di Dalla sono poesia, “una poesia che parte dal basso, che aspira a farsi voce della gente e pretende di essere gridata, anzi, cantata”.
Una serie di immagini potenti, suggestive, spesso senza senso logico, nessuna connessione. Un flusso continuo di note, un ritmo incalzante proprio come le emozioni scaturite all’ascolto dei suoi brani. Con la prima traccia del suo album “Come è profondo il mare”, nel 1977 Lucio Dalla si distacca nettamente da quello che è il suo passato musicale. Prende le distanze dalla concezione di artista lontano ed isolato di Roberto Roversi, fino ad allora scrittore dei suoi testi, e riscopre le sue doti d’autore rendendole note a tutto il panorama musicale italiano.
Nessun elitarismo, la sua è una musica per la gente comune, che parla di gente comune. Storie di amore, di malinconia, o di semplice ilarità nelle quali il pubblico può facilmente ritrovarsi. Nella sua testa e nei suoi brani due protagonisti, un lui e una lei. Ragazzini come “Anna e Marco” o adulti con sogni e progetti, come quelli di “Futura”, semplici come i briganti di Piazza Grande, a cui la vita quasi sembra cadere addosso inesorabile ma che resta capace di stupirsi di un tramonto, di un pensiero gentile, di un abbraccio.
La ricerca della musicalità delle parole è l’elemento distintivo di questo grande cantautore. Una ricerca minuziosa, specialmente nelle sue performance dal vivo: sul palco la musica prende vita, si modella e viene da lui interpretata con l’aggiunta di picchiate, glissati o grottesche improvvisazioni che lasciano sfogo a tutta la sua teatralità, rivelandosi prerogativa esclusiva di chi ha talento da vendere.
Un uomo che ha voluto compiere un vero e proprio percorso di sperimentazione musicale, all’interno del quale la musica però fungeva esclusivamente da mezzo, per raccontare e raccontarsi. Potremmo definirlo un’artista a tutto tondo, trasversale tra musica, arte, cinema e televisione, capace di proporre in ogni ambito una diversa declinazione di sé.
La verità è che ognuno di noi infondo ha il “suo” Dalla, c’è chi lo preferisce jazz, chi pop, chi avanguardista, chi ricorda soltanto “Attenti al lupo”, chi sceglie di ascoltare tracce meno note come “Cosa sarà” e chi canta a squarcia gola, puntuale, ogni 31 Dicembre “L’anno che verrà”.