Fiumi di droga trasportati in mare dall’Albania per essere poi smistati in Italia, Montenegro e Spagna attraverso le associazioni criminali con la complicità di funzionari pubblici – principalmente appartenenti alla Polizia albanese – i quali hanno garantito che la “filiera” dello stupefacente non fosse mai interrotta. Le Autorità Albanesi e la Direzione Investigativa Antimafia, con l’ausilio internazionale dell’Ufficio di Collegamento Interforze di Tirana e della Polizia Albanese, nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune, hanno eseguito su disposizione della Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana e della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari – con il Coordinamento di Eurojust (L’Aja) dalla direzione distrettuale antimafia – hanno messo fine a una articolata organizzazione criminale. Trentotto le persone arrestate responsabili a vario titolo, di corruzione, abuso d’ufficio, riciclaggio e traffico internazionale di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti.
Le indagini – I provvedimenti sono stati emessi Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, nell’ambito dell’operazione SHPIRTI, a fronte delle indagini effettuate tra maggio 2019 e giugno 2021, che hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di 38 soggetti albanesi, appartenenti a quattro potenti gruppi criminali organizzati, operanti tra il 2014 ed il 2017 in Albania ed in contatto con soggetti contigui alle organizzazioni criminali baresi, in grado di spedire in Europa – approdando in Puglia – ingentissimi quantitativi di sostanza stupefacente.
Le misure cautelari personali hanno riguardato, (oltre a 10 persone già colpite da analogo provvedimento eseguito nell’ambito dell’operazione Kulmi), un Procuratore della Repubblica, un Amministratore Pubblico (direttore), tre Funzionari di Polizia e due Agenti, questi ultimi deputati, all’epoca dei fatti in contestazione – nel 2016 – alla scorta dell’ex Ministro dell’Interno Albanese.
I pubblici ufficiali, in alcuni casi anche proprietari della droga, hanno garantito, sia a terra che a mare in Albania, che la spedizione dello stupefacente destinato alla coste pugliesi fosse effettuata in piena sicurezza.
Le misure cautelari patrimoniali hanno riguardato il sequestro di beni mobili ed immobili, per diversi milioni di euro, tra i quali 4 società giuridiche operanti nel settore turistico alberghiero, diverse autovetture di grossa cilindrata, 11 proprietà immobiliari tra appartamenti, ristoranti e ville, nonché un terreno edificabile di circa 5000 mq in località marittima.
Le Autorità Albanesi e la DIA e nel corso delle indagini precedentemente effettuate in Albania nell’ambito delle Operazioni Shefi e Kulmi eseguite a marzo 2018 ed a giugno 2020, hanno ricostruito, anche con l’aiuto delle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia, gravi fenomeni di riciclaggio e corruzione posti in essere da funzionari pubblici albanesi, nonché l’intera “filiera” dello stupefacente con riferimento alla coltivazione, alla produzione, alla raccolta, allo stoccaggio ed alla spedizione verso le coste pugliesi a bordo di potentissimi gommoni oceanici.
Novità assoluta di questa indagine è rappresentata dal prezioso contributo dei collaboratori di giustizia, tutti di nazionalità albanese, le cui dichiarazioni, relative a reati commessi in Albania ed in Italia, sono state raccolte a Bari dai magistrati della locale D.D.A. e della S.P.A.K. di Tirana e, opportunamente riscontrate, sono state utilizzate – nell’ambito della Squadra Investigativa Comune – nel procedimento penale albanese.