Una necropoli della tarda età del Bronzo riconducibile al villaggio che sorgeva sul promontorio della torre simbolo dell’area marina protetta è stata scoperta durante la campagna di scavi che si è conclusa ieri nella riserva di Torre Guaceto. A renderlo noto è il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, presieduto da Rocky Malatesta, che ha collaborato alla campagna di scavi con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e il Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna. Insieme a loro, anche la Soprintendenza di Lecce e Brindisi, con cui sono stati divulgati i primi risultati.
Si tratta di un sito con deposizioni funerarie a cremazione del XIII-XII secolo a.C. che conta già 15 tombe nella sola area interessata dagli scavi nel cuore della riserva. Le urne funerarie sono state trovate in depressioni naturali della roccia o all’interno di pozzetti appositamente scavati al suo interno: contenevano resti umani e, talvolta, anche oggetti di corredo che al momento della cremazione venivano bruciati insieme al defunto.
“La scoperta ci racconta anche come il sito di Torre Guaceto si inserisca in un periodo di cambiamento nel quale si passò dall’uso dell’inumazione alla cremazione – spiega il professor Cavazzuti, direttore del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna – un’evoluzione ideologica o legata a problemi epidemiologici. Ora lavoreremo per ricostruire la storia di questa necropoli, questo sito è di importanza continentale”.
Ad entusiasmare, in particolar modo, i ricercatori, è stata la decima tomba, contenente i resti di una donna adulta e due spilloni in bronzo con un vago d’ambra. In altri “due casi abbiamo rinvenuto inoltre due segnacoli, un cippo in calcarenite grossolanamente sbozzato e una grande lastra alloggiata in una trincea”, aggiunge il professor Cavazzuti. Torre Guaceto è l’unica area protetta italiana a vantare un proprio laboratorio archeologico.