Si terrà sabato 12 e domenica 13 giugno – alle 20.30 nel Nuovo Teatro Abeliano a Bari, all’interno della programmazione del Festival Pandèmoni – la produzione teatrale “Italian Graffiti”, un vero e proprio caso di studio per capacità artistica e organizzativa. Il progetto è stato sviluppato durante i mesi di “chiusura dell’Italia” e del forzato digiuno di cultura e spettacoli. Un’esemplarità da prendere a riferimento, inoltre, per le originali soluzioni adottate nella limitazione imposta dal Covid che imperava e per gli espedienti scenico-artistici che il M° Vito Signorile ha saputo inventarsi ad hoc.
La call, lanciata durante il lockdown primaverile per costituire il gruppo di lavoro “Tutti Uniti”, ha raccolto adesioni numerosissime e selezionato profili di livello medio-alto per competenze ed esperienze curriculari, portando alla aggregazione (su base regionale) di un team di talentuosi ‘novizi’ e semi-professionisti maturi.
L’idea parte dal presupposto che questi primi anni ‘20 del Terzo Millennio, ancorché più raffinati e dominati da internet, presentano segni che ci riportano allo stesso passato decisamente padronale, fascista, prepotente e arrogante mai debellato in Italia, in Europa e nel mondo. “Padroni delle ferriere” e “proprietari terrieri” hanno sempre trovato nello Stato e nelle sue strutture alleati e complici. Operai, braccianti, povera gente di ogni latitudine che appare costantemente destinata a soccombere. I bombardamenti dei mezzi di comunicazione, controllati da pochi super ricchi, sono ben più pericolosi delle bombe. Il grande fratello di Orwelliana memoria è poca cosa rispetto alla capacità di controllo e di condizionamento attuali. Immutabile resta solo l’arroganza da impunito di chi si è arricchito col sacrificio e col sangue di tanti poveracci, convinto di poter comprare tutto e tutti e di farla franca. E in realtà… che ci provi un poveraccio ad aver ragione di un possidente in tribunale!
Un titolo, prima ancora che il frammento di un testo di Dario Fo (Tutti uniti, tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone?), assieme ad una miriade di testi, frammenti, idee, canzoni, diventano pretesto, canovaccio per mettere assieme lotte operaie e contadine, espedienti di sopravvivenza e furbizie di sopraffazione. Dal contadino/brigante (viventi ‘alla macchia’ per necessità) al padrone/delinquente (che si ‘macchia’ per avidità). Senza tacere la lunga e drammatica epopea degli Emigranti/Immigranti! Gli eventi, le storie, i canti, le lotte si riferiscono a un tempo e un luogo che sono l’Italia a cavallo tra fine ottocento e prima metà del novecento ma potremo facilmente immaginare (e lasciare intravvedere) si riferiscano ad ogni tempo, ad ogni paese.