Dopo cinque anni dall’avvio del dibattimento è arrivata la sentenza relativa al processo “Ambiente Svenduto” con la quale i giudici del Tribunale di Taranto si sono espressi sull’accusa di disastro ambientale causato dall’ex Ilva di Taranto negli anni di gestione della famiglia Riva. La Corte d’Assise del capoluogo ionico ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società).
“La giustizia ha finalmente fatto il suo corso accertando che i cittadini di Taranto hanno dovuto subire danni gravissimi da parte della gestione Ilva facente capo alla famiglia Riva -ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – I delitti commessi sono gravissimi e sono assimilabili a reati di omicidio e strage non a caso di competenza della Corte d’Assise al pari di quelli per i quali è intervenuta la pesantissima condanna”.
Prosegue Emiliano: “La sentenza è un punto di non ritorno che deve essere la guida per le decisioni che il Governo deve prendere con urgenza sul destino degli impianti. Gli impianti a ciclo integrato, che hanno determinato la morte di innumerevoli persone tra le quali tanti bambini, devono essere chiusi per sempre e con grande urgenza per evitare che i reati commessi siano portati ad ulteriori conseguenze e ripetuti dagli attuali esercenti la fabbrica. L’attività industriale attuale a ciclo integrato a caldo va immediatamente sospesa e si deve decidere il destino dell’impianto e dei lavoratori”.
“La Regione Puglia, parte civile, ha richiesto ed ottenuto la condanna degli imputati e della società al risarcimento dei danni che saranno quantificati in separata sede ottenendo una provvisionale di 100mila euro. E pertanto ha titolo per iniziare una causa civile contro tutti coloro che hanno provocato il danno e contro coloro che eventualmente stanno continuando a cagionare danni ambientali e alla salute. Non ci arrenderemo mai alla sottovalutazione colpevole della tragica e delittuosa vicenda ex Ilva e agiremo su tutti i fronti che le normative italiane ed europee ci concedono. Sarà guerra senza quartiere a tutti coloro che in ogni sede hanno colpevolmente sottovalutato o agevolato i reati commessi”.
“Per quanto riguarda il risarcimento che la Regione Puglia deve assicurare per fatti accaduti prima della attuale amministrazione, siamo pronti a far fronte alla richiesta risarcitoria ove essa sia confermata dalla sentenza definitiva. Siamo consapevoli però che la Regione Puglia dal 2005 in poi è stata l’unica istituzione ad aver concretamente agito per fermare quella scellerata gestione della fabbrica, almeno fino a quando non è stata estromessa per legge da ogni possibilità di intervento sui controlli ambientali, con leggi nazionali che hanno fatto eccezione alle regole in vigore per il resto d’Italia”, conclude Emiliano.