Visite e consulti medici da remoto per monitorare le condizioni di salute dei pazienti Covid positivi che si trovano a casa. È il nuovo progetto sperimentale di telemedicina avviato in questi giorni dalla Asl di Bari in collaborazione con la Protezione civile. A tale scopo, il coordinamento delle Usca dell’Azienda sanitaria locale, dopo aver ricevuto la dotazione degli ecografi portatili, ha potenziato l’assistenza domiciliare grazie all’impiego di ulteriori dispositivi in grado di rilevare i parametri vitali dei pazienti, come la saturazione, la temperatura, la frequenza cardiaca e la pressione.
“L’emergenza sanitaria ci ha insegnato a sfruttare al massimo il potere della tecnologia oggi messa al servizio della salute dei cittadini – spiega il direttore generale della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce – la telemedicina è un’opportunità in più per i pazienti Covid positivi che possono essere gestiti e controllati a casa in maniera costante potendo contare su un rapporto diretto con gli operatori”.
Il monitoraggio è avviato sempre dal medico Usca in sinergia con la control room della Protezione civile e consiste nell’utilizzo di un apparecchio che viene fornito al paziente con l’aiuto di un operatore sanitario opportunamente formato e grazie al quale lui può interagire con il medico. Il dispositivo contiene sfigmomanometro per misurare la pressione, saturimetro e termometro in bluetooth e, all’occorrenza può effettuare anche un elettrocardiogramma a distanza. “È fondamentale la collaborazione tra l’azienda sanitaria che si occupa di politiche sanitarie e la Protezione civile per l’organizzazione e la logistica – è il commento di Mario Lerario, coordinatore della Protezione civile regionale – le nostre risorse sia umane che tecnologiche sono a disposizione per migliorare i servizi sanitari”.
I teleconsulti hanno una regolarità giornaliera di due interventi al giorno mentre le valutazioni dei parametri vengono eseguite quattro volte nell’arco della giornata. “È un’evoluzione della assistenza territoriale che impiega la tecnologia – spiega il coordinatore delle Usca, Felice Spaccavento – la decisione di monitorare a distanza un soggetto positivo è sempre del medico che lo segue e con l’aiuto di un infermiere il paziente viene dotato dell’apparecchio che può essere usato anche per l’intero nucleo famigliare”. Sono per ora 50 i dispositivi in dotazione alla Asl: questo significa che possono essere controllati e seguiti 50 pazienti o famiglie contemporaneamente. Il vantaggio della telemedicina è quello di entrare in contatto diretto con il paziente, osservare il suo stato di salute, la dinamica della respirazione e capire in tempo se è necessario un ricovero ospedaliero o al contrario se si può evitare l’ospedalizzazione.