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Puglia, con il Covid crescono disagi e tensioni nelle carceri: “Contagi in aumento e vaccini a rilento”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 11 Aprile 2021 - 08:00

“La Puglia è la seconda regione per sovraffollamento negli istituti di pena: serve sfoltire per evitare una bomba sanitaria”. Sono le parole pronunciate lo scorso novembre da Maria Pia Scarciglia, avvocato e presidente dell’associazione Antigone Puglia. Ad oggi, quella dichiarazione che suonava come presagio, è diventata realtà: la situazione, nelle carceri pugliesi peggiora di giorno in giorno. I dati, aggiornati alla settimana in corso, narrano di un aumento progressivo dei casi. In soli quattro giorni, stando ai dati contenuti nel report nazionale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziari, si è passati da 99 a 115 contagiati tra detenuti,  agenti di Polizia penitenziaria e personale amministrativo. Segno di un progressivo diffondersi del virus tra le mura degli istituti pugliesi.

Ad aggravare la situazione già compromessa da un sistema penitenziario al collasso per problematiche precedenti all’emergenza sanitaria, il fatto che, spiega Scarciglia “La campagna vaccinale procede a rilento”. “A noi preoccupa molto la questione vaccini – ha spiegato – la campagna va a rilento nelle carceri, come del resto sta andando a rilento per la  popolazione libera. Con questa fotografia, diventa urgente procedere quanto più spediti possibili, non soltanto fuori, ma anche dentro. Ci si sta muovendo a due velocità: a Bari la campagna è cominciata con numeri poco incoraggianti e adesioni basse” – ha specificato sottolineando che l’adesione della popolazione detenuta è pari al 45%. Ancora più preoccupante, quella della polizia penitenziaria. Nel carcere di Bari, su 200 poliziotti, solo in 80 hanno aderito alla campagna.

“Questo atteggiamento ci stupisce –  prosegue Scarciglia – Non capiamo come mai il dato sia così basso. Lo stesso è per gli altri istituti, eccetto per alcuni, come ad esempio Trani, in cui l’adesione è più alta. Sarebbe utile, ora più che mai, fare campagne di sensibilizzazione. Quello che dovrebbero fare gli attori del sistema penitenziario è cercare di insistere con la regione affinché si possa vaccinare subito la popolazione detenuta e tutte le figure che operano all’interno degli istituti. Se non vacciniamo, non ripartiamo e il carcere rischia di restare ancora indietro” – sottolinea citando inoltre la questione AstraZeneca, che ha sicuramente influito sul timore nei confronti del vaccino.

Quello del carcere è, indubbiamente, un settore che nell’ultimo anno, a causa della pandemia, ha subito diversi danni, “Segni indelebili”, sottolinea Scarciglia. Questi si aggiungono ad un sistema già segnato da diverse criticità. Dal sovraffollamento, all’assenza di percorsi di rieducazione che vedono ancora oggi, i carcerati italiani, privati della possibilità di “Immaginare un futuro diverso”. Nel 2014, va ricordato, il sistema carcerario italiano è stato condannato per tortura. Oggi, con il protrarsi della pandemia, i detenuti sono tornati a vivere in condizioni che vedono negati i propri diritti. A prova di ciò, specifica l’avvocato, il fatto che l’istituzione carceraria è ancora improntata al metodo della sorveglianza e della punizione, con una carenza di educatori. “Anche quei pochi – commenta Scarciglia – con la pandemia non sono più ritornati. Questo significa che i detenuti sono isolati e oziano, perché c’è anche poco lavoro. E questo crea tutte le condizioni perché aumentino disagi, suicidi e malattie. A Bari, una settimana fa si è suicidato un uomo di 46 anni. Era un malato psichiatrico. Ma la problematica riguarda tutti i detenuti”.

“Questo momento ha portato alla luce diverse problematiche – prosegue l’avvocato –  non si può puntare il dito solo sulla Regione Puglia o sulla sanità. Tutti gli attori del sistema penitenziario, dipartimento, amministrazione penitenziaria, le Asl, devono fermarsi a riflettere  e rilanciare le questioni che competono ogni singola istituzione. Bisogna farsi carico delle responsabilità, Va ripensato il carcere, urge però ripartire nell’immediato” – ha concluso. Intanto, anche da parte dell’Osapp e del Seppe non mancano le denunce in merito alla situazione attuale. Prima tra queste, da parte dell’Osapp, la sensazione che la regione abbia “Abbandonato il sistema penitenziario a se stesso”. A prova di questo, le parole di Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto dell’Osapp, che fanno eco a quelle di Scarciglia.

“Ci sono forti tensioni nelle carceri in Puglia, con nuovi focolai a Lecce e San Severo – dichiara in una nota – i quotidiani spostamenti di detenuti da una sede all’altra incrementano ulteriormente il rischio del diffondersi della pandemia. A problemi ormai cronici di sovraffollamento e di carenza di adeguato organico –  conclude – si è aggiunta una minore disponibilità di personale a causa delle assenze per Covid. Quello in turno è sempre più provato da turni estenuanti peggiorati dal sacrosanto e indiscutibile utilizzo dei dispositivi anti-contagio”.

Foto Facebook Antigone Puglia

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