“La situazione è diventata complicata, non è migliorata. A Bari si registrano dati sui contagi mai avuti. Ed è per questo che la Regione ha deciso di prevedere delle restrizioni maggiori, come la chiusura dei supermercati nei giorni festivi o il divieto di spostamento nelle seconde case”. Il sindaco Antonio Decaro incontra virtualmente su Facebook i cittadini e cerca di rispondere ai dubbi inerenti la zona rossa e l’attuale situazione in città.
“In questo week end ho paura che usciranno tante persone – ha continuato Decaro – Se ci vogliamo ammalare sicuramente un modo per ammalarci è di uscire e stare tutti insieme. Io per primo cercherò di stare a casa. Dobbiamo stare a casa e non uscire: domani non aspetterò un minuto rispetto alle segnalazioni che mi arriveranno. Le inoltrerò tutte alle forze dell’ordine. Ricordo che siamo in zona rossa e non si può uscire. Dobbiamo aspettare. Gli ospedali sono in crisi. Tanta gente si sta ammalando. Un mio amico, commerciante di via Sparano, ha 43 anni e senza alcuna patologia: è in terapia intensiva”.
“Prima di uscire – continua il sindaco – pensiamo a chi sta in ospedale, pensiamo che possa succedere a tutti noi. Solo con i vaccini possiamo superare la situazione di emergenza perché è stato dimostrato che le persone vaccinate non vanno in ospedale, possono prendersi il Covid ma non si va in ospedale”.
Decaro annuncia ulteriori restrizioni: se continueranno assembramenti saranno chiusi gli ultimi parchi rimasti aperti e i cimiteri. “Questo virus si diffonde velocemente, soprattutto la variante inglese”. Decaro risponde a chi chiede la riapertura delle scuole. “Il problema delle scuole chiuse è la socializzazione, ecco perché il Governo sta pensando di riaprire fino alla prima media. C’è stato proposto di aprire i centri estivi come l’anno scorso, per recuperare proprio il gap della socializzazione. Detto questo non siamo noi sindaci a decidere se chiudere le scuole o meno. Lo possiamo fare per casi specifici, ad esempio in presenza di focolai. Ma chiudere le scuole non è competenza nostra”.