“Quando si lancia una campagna vaccinale di grandi proporzioni capita spesso che eventi rari vengano alla luce e siano associati alla vaccinazione. Questo può avvenire per tre motivi: reale associazione causa effetto con il vaccino; puro caso; associazione temporale legata alla slatentizzazione di situazioni preesistenti. La opzione uno si è verificata molto raramente nel passato”. Lo scrive su facebook l’epidemiologo e assessore alla Salute della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco. “La pura coincidenza legata al caso – sostiene – è molto più frequente. Quando si vaccinano in un breve periodo di tempo milioni di persone è facile associare un evento apparentemente senza spiegazione (esempio una morte improvvisa) all’unico evento “nuovo” intervenuto nel recente passato, la vaccinazion). Chi non ricorda il blocco del vaccino Fluad solo pochi anni fa? La opzione tre è la più insidiosa. Esistono condizioni patologiche che possono essere innescate o slatentizzate da eventi infettivi o stimoli infiammatori in soggetti geneticamente o costituzionalmente predisposti. In questi casi la vaccinazione di massa avvia un fenomeno che chiamiamo di “clusterizzazione”. Ovvero, quei rari casi che in condizioni naturali si sarebbero manifestati nel corso di mesi o di anni, e che nessuno avrebbe mai notato, si addensano temporalmente a causa della campagna di vaccinazione”. Secondo Lopalco, “il segnale di sicurezza emerso con il vaccino AstraZeneca potrebbe essere attribuito al semplice caso o ad una clusterizzazione di casi legati allo stimolo immunologico ed infiammatorio causato normalmente dalla vaccinazione. Ema ha escluso si tratti di una associazione causale”.
“Ora si farà fatica a ripristinare la fiducia verso” il vaccino Astrazeneca. “Bisogna fare leva sulla razionalità del cittadino. I numeri parlano chiaro: il rischio di contrarre una forma grave di infezione da SARS-CoV-2 non è neanche lontanamente paragonabile al rischio di andare incontro ad un evento tromboembolico come quelli segnalati in Germania e nei Paesi Scandinavi, rarissimi”, prosegue. “Bisogna sfatare il mito dei vaccini di serie A e serie B – prosegue – se questo evento è stato notato con il vaccino AstraZeneca e non con gli altri può esser facilmente legato al fatto che i due vaccini sono stati usati prevalentemente su popolazioni diverse (in Germania AstraZeneca aveva la limitazione ai 55 anni di età, mentre in UK è stato usato indistintamente dagli altri vaccini su tutti i gruppi di età). Una volta vaccinati ultra80enni e soggetti fragili, per cui esiste ancora un’indicazione del Ministero ad usare vaccini ad mRNA, quando finalmente arriveranno fantastilioni di dosi di vaccini, allora si somministrerà il vaccino che si trova nel frigo, senza distinzioni. Con la vicenda AstraZeneca abbiamo scritto un altro capitolo nella storia delle vaccinazioni. Una storia che insegneremo nelle aule delle università e da cui dobbiamo trarre insegnamento nella pratica vaccinale di tutti i giorni”, conclude