Sarà sentito in udienza il prossimo 19 aprile il pregiudicato 25enne di Molfetta Domenico Rana che ha raccontato di aver raccolto, durante una co-detenzione nel novembre 2018 con Antonio Colamonico, la confessione dell’uomo sull’omicidio della ex amante Bruna Bovino, l’estetista 29enne italo-brasiliana uccisa a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. Le dichiarazioni di Rana sono state depositate alla scorsa udienza dalla Procura generale di Bari nell’ambito del processo di appello bis nei confronti di Colamonico e oggi la Corte ha disposto che il pregiudicato venga ascoltato in aula sui fatti riferiti nel verbale.
In particolare Rana nel dicembre scorso ha rivelato agli inquirenti baresi che «Colamonico, detenuto nel carcere di Lucera nella mia stessa sezione, mi confidò di essere stato l’autore dell’omicidio di Bruna per motivi di gelosia». La difesa di Colamonico, gli avvocati Nicola Quaranta e Massimo Roberto Chiusolo, ha prodotto contestualmente una sentenza della Cassazione che aveva annullato una precedente condanna per rapina a carico di Rana, per fatti risalenti a quando era minorenne, perché non era stata valutata la sua imputabilità sulla base di un documentato ritardo mentale.
I difensori si sono quindi riservati di chiedere che venga disposta una perizia psichiatrica per accertare l’attendibilità del teste. Nel processo Colamonico è imputato per omicidio volontario e incendio doloso, appiccato secondo l’accusa per cancellare le prove del delitto appena compiuto. Il corpo della 29enne, infatti, fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico dopo essere stata uccisa con 20 colpi di forbici e strangolata. In primo grado, nel luglio 2015, Colamonico era stato condannato alla pena di 25 anni di reclusione. In appello poi, nel novembre 2018, era stato assolto e ora un nuovo collegio della Corte di Assise di Appello è chiamato a rivalutare la sua presunta responsabilità dopo l’annullamento da parte della Cassazione. Il sostituto pg Carmelo Rizzo ha chiesto la condanna a 28 anni di reclusione.