L’emergenza sanitaria gonfia le tariffe degli asili nido privati, Bari è la città con l’aumento maggiore. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Altroconsumo in merito alla riorganizzazione degli asili privati in vista dell’emergenza sanitaria.
Modifiche apportate alle strutture per mettersi in regola con le norme, necessità di incrementare il personale con assunzione di nuovi educatori e personale di servizio, ma non solo, anche riduzione del numero dei bambini ospitati e calo delle iscrizioni. Sono solo alcuni dei problemi affrontati dai diversi asili nido privati intervistati. Problemi ai quali, hanno spiegato i gestori, si sono rese necessarie misure utili per sopravvivere frenando le forti ripercussioni economiche che anno investito, tra le altre cose, anche il settore dell’educazione infantile.
Gli incrementi, va specificato, sono stati fatti per la maggior parte in tre modi diversi: alzando l’importo della tassa d’iscrizione, alzando direttamente la retta mensile o infine il costo della mensa. A Bari, in particolare, secondo quanto emerso, il costo medio mensile nel 2019 era di 363, contro i 408 euro del 2020. Si tratta, nello specifico, di un aumento di 45 euro, ovvero del 12% in più rispetto all’anno precedente che, inevitabilmente, va a gravare sulle famiglie. Con questi dati Bari è la città con l’aumento maggiore.
Nonostante questo, analizzando le tariffe, il capoluogo pugliese resta una delle città meno care, seconda solo a Reggio Calabria. In prima fila c’è invece Milano che, con una retta di 684 euro al mese, risulta essere la città più cara, con un netto distacco dalle altre. Pescara è invece la seconda città in cui si è registrato un aumento maggiore, ovvero del 6%. Tutte le altre, Milano, Padova e Reggio Calabria, hanno invece registrato un aumento del 3%.
Le rette sono state comparate anche a quelle stabilite dai comuni in base ai valori dell’Isee. Si tratta di tariffe che variano a seconda del comune. Dai dati, in particolare, emerge che i nidi comunali di Reggio Calabria sono i meno cari per tutte le fasce di reddito. Pescara e Padova sono invece le città pi care per i redditi bassi. Con una dichiarazione Isee di 10mila euro infatti, la retta mensile è di 175 euro a Pescara e 188 a Padova. Nel capoluogo pugliese, per 10mila euro di reddito la tassa ammonta a 100 euro, senza dichiarazione Isee a 400. Milano, solo in questo caso, risulta essere l’unica città a mantenere le tariffe economiche per i redditi bassi, pari a 103 euro. Tariffe che, però, risultano elevate per i redditi dai 30mila euro di Isee in su.
In totale sono stati 214 gli asili nido privati coinvolti nell’indagine, di questi: 151 a Milano, 9 a Bari, 17 a Reggio Calabria, 30 a Padova, 7 a Pescara. Solo 145 hanno risposto alle domande illustrando i problemi che hanno dovuto affrontare a causa dell’incalzare dell’emergenza sanitaria con la necessità immediata, di trovare una soluzione per poter ospitare i bambini nelle proprie strutture risultando in regola con tutte le norme contenute nelle linee guida del ministero dell’Istruzione.
Soluzioni diverse che, nella maggior parte dei casi, hanno richiesto un aumento delle spese, incrementate, nello specifico, nel 50% delle strutture coinvolte, per fare fronte ai costi e pareggiare i conti sul bilancio. Solo il 43% degli asili ha dichiarato di aver mantenuto le stesse tariffe dell’anno scorso, mentre il 7% le ha ridotte, con non poche conseguenze.