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Morì dopo un lancio col paracadute: famiglia del parà di Bari si oppone all’archiviazione

Pubblicato da: redazione | Gio, 7 Gennaio 2021 - 18:30
Aula Tribunale

Il prossimo 14 gennaio, davanti al gip del Tribunale di Potenza Antonello Amodeo, sarà discussa l’opposizione alla richiesta di archiviazione sulla morte di Francesco Carone, il parà barese di 45 anni deceduto ad agosto del 2019 a seguito di un lancio nel quale non si aprì il paracadute. Per l’incidente, avvenuto nell’avio-superficie “Falcone” di Gaudiano di Lavello, in provincia di Potenza, la pm Maria Cristina Gargiulo ha iscritto tre persone nel registro degli indagati, con l’accusa è di omicidio colposo in concorso: si tratta del direttore della scuola di paracadutismo dell’Associazione Fly Zone frequentata dalla vittima, il direttore di lancio e l’istruttore del corso che aveva rilasciato il brevetto a Carone.

Al termine delle indagini preliminari, la Procura ha chiesto l’archiviazione sulla base di una consulenza tecnica che ha attribuito l’incidente unicamente ad una concatenazione di errori umani da parte di Carone. Tale conclusione non è stata, però, condivisa dai familiari della vittima. Secondo il consulente della famiglia, infatti, “la preparazione di Carone era ancora lacunosa e non gli si sarebbe dovuto consentire di lanciarsi”.

Sarà il gip a decidere se archiviare definitivamente il fascicolo o se disporre un supplemento d’indagine che si concenti “sull’adeguatezza delle pratiche di insegnamento, la verifica della ritualità dell’esito favorevole del corso e del rilascio del brevetto e delle responsabilità di tutti i soggetti coinvolti in tali pratiche, e la valutazione della condotta tenuta dai soggetti che potevano intervenire per impedire a Carone il lancio fatale”.

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