Secondo la graduatoria dell’Università statunitense di Stanford, che classifica gli scienziati a livello mondiale, il professor Michele Ciavarella è il primo ricercatore del Politecnico di Bari. Barese doc, 50 anni, docente di Ingegneria Meccanica, Ciavarella rientra anche, per la sua specifica materia, nella top ten dei più quotati ricercatori del sud Italia ed è il 15^ a livello nazionale nella stessa classifica aperta a tutte le branche di insegnamento.
La graduatoria, che coinvolge 7 milioni di ricercatori di università e centri di ricerca di tutto il mondo in 22 campi scientifici e 176 sotto-campi, si basa sugli anni di carriera dei docenti coinvolti (24 quelli vantanti dal professor Ciavarella), ma anche e soprattutto sulla combinazione di una serie di altre variabili relative ai lavori di ricerca svolti. Tra questi, il noto “Indice H”, che valuta l’impatto scientifico di un autore in base al numero di pubblicazioni all’attivo e di citazioni ricevute all’interno dei lavori degli altri scienziati.
“Questa posizione privilegiata nella classifica dell’università di Stanford rappresenta un orgoglio personale che mi spinge a fare sempre meglio – commenta il professor Michele Ciavarella, che prosegue – Anche nei confronti del Politecnico di Bari sento la responsabilità di farmi elemento trainante di questa visibilità internazionale, data da un riconoscimento che comporta viaggi, esperienze e confronti con i colleghi all’estero, partecipazioni a prestigiose conferenze internazionali”.
Un orientamento e una vision aperta allo scambio di esperienze all’estero che, per lo stesso professor Ciavarella, rappresenta il valore aggiunto di ricercatori – e di intere università – che si pongono l’obiettivo di essere protagonisti d’avanguardia nel panorama internazionale. Un processo che, secondo lo stesso docente, è responsabile anche del fenomeno positivo del rientro dei cervelli italiani e, in particolare, pugliesi nelle proprie terre d’origine, dopo aver collezionato esperienze in altre università del mondo. “Il messaggio che vorrei trasmettere proprio ai giovani ricercatori è proprio questo – prosegue il professor Michele Ciavarella – di viaggiare, girare il mondo, collezionare esperienze all’estero ma, al contempo, di mantenere forti i legami con le proprie radici, per poi tornare nella propria terra”.