L’imprenditore Giancarlo Fiore, titolare degli store Citymoda risponde alle “false” accuse lanciate dalla Filcams-Cgil venerdì 6 novembre, attraverso una nota, con la quale la segretaria della Cgil di Bari Gigia Bucci e il segretario Filcams Cgil Bari, Antonio Miccoli, “con ironia, accusano numerose attività commerciali baresi di restare aperte non rispettando le regole imposte dal nuovo DPCM del 3 novembre, paragonandole erroneamente a centri commerciali” si legge nella nota.
“Nei festivi e prefestivi devono restare chiusi gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole”, continua la nota.
“I nostri store non sono centri commerciali – ha affermato Giancarlo Fiore. – Noi oltre ad avere due grandi punti vendita autonomi, uno a Modugno e uno a Lecce, abbiamo tre strutture indipendenti all’interno di parchi dedicati al commercio, con autorizzazioni di medie superfici. Queste non rientrano nei DPCM come centri commerciali.A dare delle precise indicazioni sono anche le autorizzazioni amministrative. Quelle per le grandi gallerie dedicate allo shopping sono a carico delle regioni. Invece quelle per attività di piccole e medie superfici, come quelle degli store di Giancarlo Fiore, riguardano i comuni. Non sarà un caso che nella nota diramata della Filcams-Cgil, la Bucci, la quale qualche settimana fa aveva proposto, con lo stesso spirito provocatorio, di trasformare le chiese in teatri, ha richiesto un urgente incontro con il Prefetto e il Sindaco di Bari”
“Le affermazioni da parte del segretario barese della CGIL sono inesatte e sono gravemente dannose per il commercio, già fortemente provato. Noi ci siamo impegnati dal primo momento a rispettare le leggi, dal contingentare gli ingressi, basandoci su un numero imposto dalla metratura dei nostri negozi, all’igienizzazione. Certe accuse sono un forte attacco negativo alla nostra immagine”.
‘La precisazione da parte dell’imprenditore – si legge ancora nella nota – è scaturita proprio perché la nota sigla sindacale ha generato la cattiva considerazione da parte della clientela nei confronti del marchio Citymoda comparso all’interno di immagini a corredo di articoli pubblicati su alcuni siti di informazione locale”.
“Lo scorso pomeriggio abbiamo ricevuto dei messaggi negativi da parte di nostri clienti circa la nostra serietà e il rispetto delle regole. Bisogna informare le persone delle differenze che ci sono, perché il nostro settore è già in forte crisi e non vogliamo essere ulteriormente e ingiustamente bistrattati. Contrariamente alle accuse lanciate dal sindacato, i dipendenti di Citymoda sono preoccupati per se stessi e per l’azienda perché ulteriori restrizioni e chiusure durante i weekend metterebbero in seria difficoltà i propri posti di lavoro. Inoltre non hanno mai pensato di scioperare contro le aperture domenicali. Sono uniti e compatti nel sostenere l’azienda che, con le proprie iniziative, è impegnata a contenere i disastri di questa pandemia, a salvaguardare la loro posizione, la loro salute e quella di tutti clienti”, conclude la nota.