Michele Emiliano è stato confermato presidente della Regione Puglia, per il suo secondo mandato con il 46,8 delle preferenze (Raffaele Fitto si ferma al 38 per cento). E, come detto da lui stesso durante la campagna elettorale e in una intervista a Borderline24, il suo impegno sarà per una sanità migliore.
Quella sanità per la quale i pugliesi lo hanno criticato sarà quindi il suo punto di ripartenza, a cominciare proprio dalla riduzione delle liste di attesa. “Il nostro obiettivo – ha detto Emiliano – è portare la sanità pugliese ai primi livelli in Italia. Per ridurre il divario con la sanità del Nord e quindi fare la battaglia per riequilibrare la distribuzione del fondo sanitario regionale, bisogna innanzitutto avere i conti in ordine, altrimenti ti dicono che non sai spendere i soldi. In questi 5 anni abbiamo recuperato dieci posizioni sui livelli essenziali di assistenza, risanato i conti, ridotto la spesa farmaceutica, non abbiamo chiuso nessun ospedale. La nostra amministrazione grazie ai buoni risultati ottenuti ha la credibilità per guardare negli occhi anche i lombardi e i veneti e spiegare che è un nostro diritto avere gli stessi soldi, con gli stessi obiettivi e lo stesso personale”.
Ma non solo Sanità, Emiliano ha preso impegni anche nel settore dell’agricoltura. “Con gli ultimi provvedimenti – ha detto – abbiamo sbloccato i finanziamenti per gli investimenti delle aziende agricole e dei giovani che vogliono dedicarsi all’agricoltura. Abbiamo, quindi, dato una accelerata alla spesa pubblica, mettendo in pagamento le domande in attesa. Il tutto rispettando pedissequamente le posizioni del Tar. Abbiamo raccolto tutte le nostre forze con un’attività che ha coinvolto i nostri uffici regionali per rispettare le giuste aspettative e i sogni di centinaia di ragazze e ragazzi. E oggi finalmente si riesce a vedere concretamente il lavoro svolto. Non abbiamo mai smesso di credere di poter superare questa difficile sfida che non è ancora finita. Non resta che pagare il più velocemente possibile e non lasciare risorse inutilizzate».