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Bari, l’odissea di un positivo al Covid in isolamento con la famiglia: “Quando finirà questo incubo?”

Pubblicato da: redazione | Ven, 11 Settembre 2020 - 07:15

In una lettera dettagliata, Fabrizio, residente del San Paolo, ha raccontato la sua odissea da “positivo” al Covid, lettera pubblicata sul gruppo Facebook “Quartiere San Paolo”. Fabrizio evidenzia i ritardi, le attese, le difficoltà di vivere da positivo insieme alla sua famiglia (moglie e un figlio di 11 anni) e le lungaggini per ricevere tamponi e risultati. In alcuni casi persino la diffusione di dati sensibili o lo smarrimento di esami. Ecco il suo racconto:

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“Sono stato a contatto con un amico affetto da SARS-covid19 e senza farsi attendere il virus è entrato in me, in un battibaleno. ‌Il 17 Agosto , senza che nessuno ci informasse sul da farsi, io , mia moglie e nostro figlio di 11 anni, ci siamo messi in quarantena fiduciaria. Mercoledì 19 Agosto , sono comparsi i primi sintomi e nella stessa giornata ci è pervenuta la chiamata da parte della Asl che mi invitava a restare a casa, perché sarebbero venuti gli operatori della Asl, a farmi il tampone. Attendo, ma non viene nessuno”.

“Giorno 20 attendo, ma non viene nessuno. Giorno 21 attendo tutta la mattinata, ma non viene nessuno, poi finalmente mi chiamano e mi invitano ad andare personalmente al CTO in drive- in , così io un sospetto covid, febbricitante,con la santa pazienza, mi reco per fare il tampone.  Passano i giorni, dal lunedì mia moglie inizia a chiamare, alcuni operatori che rispondono in maniera molto cordiale e gentile, altri meno.  Il martedì 25 agosto finalmente arriva la risposta: sono positivo. Nel mentre, alcuni dei miei amici che avevano fatto il tampone erano stati invitati a ripeterlo, perché i loro tamponi erano stati smarriti”.

“‌Inizia la nostra vera quarantena, ma noi eravamo già in quarantena da 8 giorni? Da questo momento si fa sul serio! Mia moglie inizia a vedere su internet da come conferire la spazzatura agli alimenti per il nostro sostentamento. Risposta? Nel nostro quartiere non fanno servizio a domicilio, soprattutto per covidizzati. E la spazzatura? Ma quello lo sanno tutti! In questa situazione, non si può fare la differenziata ma bisogna gettare tutto in un’unica busta, anzi due buste è meglio! Durante la quarantena arrivano mail dalla Asl dove, erroneamente, mi vengono dati i risultati di persone che non conoscevo.  Continua la nostra quarantena, dico nostra, perché in questa situazione ci sono io, mia moglie e nostro figlio minore che purtroppo rischiano di positivizzarsi stando accanto a me. La mail che la Asl mi ha inviato diceva espressamente, che non solo per me ma anche per loro si prescriveva la misura della permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, sorveglianza che non è mai stata effettuata da nessuno! Ma fino qui, nessun problema…lo fanno migliaia di persone, perché non dovremmo farlo noi?
‌Il giorno 2 settembre viene effettuato il tampone di controllo domiciliare per me, mia moglie e nostro figlio , risultato per me positivo, per loro negativo. Viene subito stabilito un altro tampone per tutti e tre il giorno 9 settembre. Tutto questo periodo, caro sindaco, non è stato facile, perché tutti e tre siamo rimasti ognuno in una stanza diversa, con pranzo e tutto separato, considerando il fatto che non viviamo nell’ala della villa della senatrice di Fratelli d’Italia e neanche nella presidential suite del San Raffaele di Milano: è stato ed è davvero un incubo!”

“Il 9 settembre, tampone di controllo: non è venuto nessuno. Il 10 settembre, tampone di controllo, non è venuto nessuno. In questa giornata ho inviato una mail alla Asl, spiegando che avrei atteso fino alle ore 17:00 e che era davvero assurdo tutto questo, perché dopo questa esperienza mia moglie e soprattutto mio figlio avranno bisogno di un supporto psicologico. Dopo l’inutile attesa mi sarei ritenuto libero di riprendere la mia attività sospesa il 17 agosto. Questa volta la risposta è stata velocissima: in poche parole “se uscite andate incontro a sanzioni”. Contemporaneamente mia moglie parlava con l’operatore al telefono che con tono scocciato le ha risposto che sono oberati di lavoro, per tutti i test che stanno facendo a quelle povere persone , che sono tornate dalla loro bella vacanza dai paesi a rischio contagio e ci invitava guardare la mail che ci avevano invitato e che, problema suo non era. ‌Fino a quando? Fino a quando durerà questo incubo?”

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