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Turismo ai tempi del covid, in Puglia perdita di oltre 300 milioni di euro. Lieve ripresa ad agosto

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 23 Agosto 2020 - 08:00

Con il lockdown sono stati persi 300 milioni di euro nel solo settore turistico, ma il peggio deve ancora arrivare. E’ quanto conferma, preoccupato Francesco Caizzi, presidente Federalberghi Puglia. I dati, sebbene in Puglia siano parzialmente migliori rispetto alle altre regioni, narrano di una stagione che ha potuto respirare soltanto durante il mese di agosto grazie ad una ripresa parziale venuta dal turismo del mare che ha reso possibile una perdita del 20% ad agosto, contro quella del 40-50% nel mese di luglio. A preoccupare maggiormente però, stando a quanto dichiarato da Caizzi, sarebbe la situazione degli alberghi aperti tutto l’anno.

“Il 15 settembre si chiude una stagione stranissima, con delle perdite illimitate. La situazione si può dividere in due macro aree: gli alberghi che sono aperti tutto l’anno e gli alberghi stagionali. Se analizziamo soltanto gli alberghi stagionali agosto è andato bene, perché si è compensata la totale assenza del mercato estero con il mercato italiano che si è riversato maggiormente in Puglia. Ben diversa la situazione degli alberghi aperti tutto l’anno, tra questi quelli di città che maturano ad oggi con una perdita che va ben oltre il 60% perché risentono anche delle perdite di marzo, aprile, maggio e giugno” – ha commentato Caizzi.

Il 30% degli alberghi infatti, stando ai dati, non ha aperto. Soprattutto, a soffrirne, sono state le strutture alberghiere del centro città, tra cui quelle di Bari, che non essendo una città prettamente balneare ha risentito dell’assenza di tutto quel turismo che a causa del momento storico non ha visto la città riempirsi, come sempre, di turisti interessati alle visite in città e ad eventi come la festa di San Nicola, ma anche la Fiera del Levante di settembre, al momento posticipata ad ottobre e molto altro ancora.

“La situazione è estremamente difficile. Chi ha fatto i 40-50 giorni della stagione si può dire soddisfatto di aver perso meno degli altri. I problemi però continueranno a settembre e ottobre dove, finito il turismo del mare e dunque il flusso di persone vacanziere, gli alberghi stagionali chiuderanno verso il 10-15 settembre per mancanza di richiesta, mentre per gli alberghi aperti tutto l’anno bisognerà capire se reggeranno o se saranno costretti a chiudere anche loro. Con questi tassi di riempimento le strutture alberghiere non possono rimanere aperte in quanto hanno dei costi fissi che la cassa integrazione non sostituisce” – ha sottolineato Caizzi, per il quale cassa integrazione significa, di fatto, chiusura dell’albergo.

“Se non ci saranno sostegni a rimanere aperti con dei costi della decontribuzione a settembre e ottobre sarà veramente dura. Stiamo analizzando 40 giorni, ma sono 365 i giorni all’anno. E in quelli che si fa? Quando andremo a fare i conteggi a settembre le perdite potranno superare i 300milioni – ha specificato ancora il presidente di Federalberghi Puglia.

Si tratta, insomma, di un bilancio negativo che sebbene abbia visto gli alberghi stagionali poter chiudere con quello che può essere definito come un vero e proprio “contentino”, la situazione resta drammatica per quanto riguarda i prossimi mesi.

Ad aggravare la situazione, a detta dell’esperto, anche l’assenza di un vero e proprio sostegno da parte del Governo. Tra questi, il fatto che diverse strutture, stiano continuando a pagare tasse come la Tari, ovvero immondizia che di fatto non producono, ma anche lo stesso bonus vacanze, il quale ha funzionato per le grandi strutture, ma non per le piccole poiché, ha specificato Caizzi, c’era difficoltà nel poter finanziare altro credito.

“Immaginiamo un albergo di 40 camere, che è un piccolo albergo, se tutte e 40 hanno il bonus vacanze a fine mese i dipendenti come vengono pagati? C’è stato un mix, qualcuno lo ha accettato, altri un po’ meno. Ma è stato di supporto soprattutto per le grandi strutture. Il settore  è fatto fondamentalmente di due elementi: costi fissi della proprietà e il personale. Bisognerà mettere le mani sui costi fissi della proprietà, ovvero ridurre il patto fiscale di Imu, Tari e così via. Inoltre, un altro fattore importante è che, se vogliamo mantenere aperte le strutture, sarà necessario defiscalizzare il costo del personale, perché gli incassi saranno più bassi. Se non sarà così avremo tanti disoccupati” – ha concluso Caizzi.

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