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Oltre tre miliardi per far ripartire la scuola a settembre, ma 30% istituti non pronto in Italia

Pubblicato da: redazione | Mar, 30 Giugno 2020 - 15:00

Tre miliardi e trecento milioni per la ripartenza della scuola. Uno schieramento di fondi mai visto per preparare al meglio il ritorno in classe del 14 settembre che prevede aule con banchi singoli in nome del distanziamento, arredi rinnovati, recupero di istituti dismessi, lezione anche in cinema, musei e teatri, laddove gli spazi della scuola non fossero sufficienti e per aumentare l’organico. Ma sono previsti anche ingressi scaglionati in classe e sui mezzi pubblici per fasce d’età per evitare sovraffollamenti. Ed intanto i presidi assieme ad enti locali e sindacati hanno iniziato un monitoraggio degli istituti per cercare spazi alternativi alle aule tradizionali che causa distanziamento potranno ospitare meno studenti. E avvertono: il 20-30% degli istituti ha bisogno di ristrutturazioni e sarà necessario fare ricorso a spazi esterni. Intanto sulla ‘nuova scuola’ arrivano i soldi.

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E’ la stessa ministra Lucia Azzolina a fare i conti dei fondi: “Quando sono arrivata al ministero ho chiesto di poter vedere i conti e i soldi non spesi. Mi è stato detto che ero il primo ministro a fare questa domanda. C’erano 800 milioni di euro del Programma operativo nazionale del Ministero dell’Istruzione non spesi e ora li stiamo spendendo. Quindi quel miliardo che si cercava in realtà c’era già ma nessuno lo aveva visto. Quindi per settembre abbiamo 2,5 miliardi, perché 1,5 lo avevamo messo nel decreto rilancio e ora abbiamo un miliardo in più”, a cui si sommano gli 800 milioni di euro. Totale, 3,3 miliardi”. Da gennaio sono 4,6 i miliardi di euro a disposizione del dicastero, ai quali se ne aggiunge uno derivante dallo sblocco dei cantieri edili e dai fondi per il digitale. Dunque i fondi serviranno anche ad implementare l’organico, “soprattutto quello della scuola dell’infanzia perchè se si dovranno tenere lezioni a piccoli gruppi di bambini – spiega Azzolina – allora saranno necessari più docenti”.

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