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Puglia, in 5 anni estirparti 11.700 ulivi infettati dalla Xylella. Regione: “Risultato non all’altezza”

Pubblicato da: redazione | Lun, 29 Giugno 2020 - 16:00

Sono circa 11.700 gli ulivi estirpati perché infettati dalla Xylella durante le quattro campagne di monitoraggio negli ultimi cinque anni: è quanto è emerso oggi durante le audizioni in commissione Agricoltura di Gianluca Nardone, direttore del dipartimento agricoltura della Regione, e di Gennaro Ranieri, commissario Arif.

Negli ultimi cinque anni, hanno riferito i due tecnici, è stata individuata una zona rossa su cui insistono sette milioni di alberi di ulivo e sono stati eseguiti oltre mezzo milione di tamponi. Nardone ha tenuto a sottolineare le numerose analogie che la Xylella “condivide” con il Covid-19, “non solo terminologiche (zone rosse, tamponi, focolai, cluster), ma anche procedurali (a partire dalle modalità in cui vengono ricercate le piante infette), oltre che di tipo organizzativo, come i laboratori autorizzati, cinque, a cui vengono conferiti i campioni”. I risultati, ha ammesso Nardone, “non sono stati all’altezza delle aspettative, con un tasso di inadempienza eccessivamente elevato attribuito ai privati”. Il presidente della commissione, Donato Pentassuglia, si è lamentato sostenendo che “sono arrivati fuori tempo massimo i controlli avviati sul territorio per verificare il rispetto delle disposizioni obbligatorie di contrasto alla diffusione della Xylella che dovevano essere eseguite entro la prima metà della primavera per essere efficaci”. Attualmente al lavoro ci sono 83 squadre Arif per un totale di circa 170 tecnici, dislocate in due differenti aree, una all’interno della zona cuscinetto (dorsale adriatica, 35 squadre) che risale verso la zona di contenimento (area jonica, con all’opera 48 squadre), passando lungo la piana degli ulivi secolari. Per quanto riguarda il focolaio individuato in agro di Locorotondo dove le procedure di espianto sono state rapide rispetto alla media, Ranieri ha collegato le infezioni ai focolai accertati precedentemente nel brindisino e tende ad escludere una presenza del batterio nel barese, dove “è stata verificata una attenzione del territorio molto più elevata che in altri”.

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