Autorizzare in area infetta da Xylella gli impianti di mandorlo e ciliegio dolce, per non condannare il Salento a una monocoltura a rischio di azzeramento per un batterio, come già avvenuto.
Lo chiede Coldiretti Puglia, sollecitando una decisione sulle evidenze scientifiche «già documentate dal Cnr di Bari alla Regione Puglia nel 2018 e pubblicate dall’EFSA, l’Autorità europea per la Sicurezza Alimentare». Le indagini diagnostiche, rileva Coldiretti Puglia sulla scorta dello studio dell’Ipsp-Cnr, hanno evidenziato che «la presenza del batterio risulta in media inferiore all’11% su mandorli e ciliegi», mentre per l’olivo la media di piante infette è del 74,43%, dunque è «una percentuale significativamente più bassa di infezione» per mandorlo e ciliegio.
Ora nell’area dichiarata infetta c’è divieto di impianto per le piante ospiti della Xylella, ma «l’Osservatorio Fitosanitario regionale ha la facoltà di derogare» e «la ricerca ha dimostrato che il ciliegio e soprattutto il mandorlo, per cui il territorio salentino è vocato, hanno caratteri di resistenza non dissimili da quelle delle varietà di olivo Leccino e FS17», sottolinea Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia: «Basta farsi un giro in provincia di Lecce e osservare che laddove gli ulivi sono completamente secchi, i mandorli si presentano floridi e rigogliosi».
Coldiretti Puglia stima il crollo del 90%, rispetto alle medie della provincia di Lecce, nella produzione di olio 2019-2020. Qui «la Xylella ha provocato effetti più disastrosi di un terremoto» , ricorda il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele: «La diversificazione colturale è un passaggio fondamentale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico», bisogna ridare agli agricoltori la possibilità di fare «i reimpianti, gli innesti e la sperimentazione, privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio». Foto repertorio