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Puglia, Cup ancora chiusi e 60mila persone in attesa di un esame: la fase 2 sanitaria a rilento

Pubblicato da: redazione | Mar, 19 Maggio 2020 - 11:30

Reparti aperti sino a sera, doppi turni, macchinari (Tac, risonanze, ecografi) attivi almeno 12 ore al giorno, prestazioni aggiuntive e coinvolgimento delle strutture private accreditate: il piano della Regione Puglia per abbattere le liste di attesa, che si sono ulteriormente allungate nei due mesi di chiusura, è pronto e, a breve, sarà condiviso con i sindacati e medici. Le sedi dei Centri unici di prenotazione (Cup) sono ancora chiuse e non c’è ancora una data di riapertura, per un semplice motivo: prima c’è la necessità e urgenza di smaltire le visite ed esami non urgenti che erano già nelle agende prima del lockdown.

Parliamo di oltre 60mila prestazioni, una “massa” enorme non facile da gestire. E, in effetti, i problemi non mancano: nonostante il dipartimento Salute, lo scorso 4 maggio, abbia dato il via libera alla riapertura degli ambulatori, molti non erano ancora pronti a ripartire in sicurezza e, così, l’avvio sta procedendo a rilento. Le Asl e gli ospedali dovrebbero contattare i pazienti in lista di attesa e fissare una data per l’esame, ma ad oggi pochi pugliesi hanno ricevuto l’invito. Il direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, ha già incontrato i direttori sanitari e i responsabili aziendali delle liste di attesa ed è stato fatto un monitoraggio del numero di prestazioni non effettuate nei due mesi di blocco. Le prestazioni in stand-by sono state suddivise per disciplina, lo smaltimento delle liste di attesa avverrà principalmente nelle strutture pubbliche con l’aiuto di quelle private convenzionate, utilizzando il budget disponibile da recuperare spalmandolo su un allargamento di ore e giorni di servizio, se necessario tenendo aperti i reparti anche di sera e nei weekend. Il problema è anche organizzativo: le misure anti-Covid ovviamente non permettono assembramenti, quindi ospedali e ambulatori devono garantire percorsi in sicurezza, evitando – ad esempio – che in sala ci siano più pazienti ad attendere. Questo comporta, però, un rallentamento delle attività. Senza contare che ai 60mila in lista, prima o poi si sommeranno tutti gli altri pugliesi che da marzo non sono più riusciti a prenotarsi: altre migliaia di persone che avranno bisogno di un holter, una Tac, una risonanza. Sul fronte economico non dovrebbero, invece, esserci problemi: come spiegato da Montanato anche in commissione consiliare, verrà utilizzato il budget previsto per le liste di attesa che negli ultimi due mesi non è stato speso perché le prestazioni sono state sospese. Ma se dovesse essere necessario, la Regione è pronta ad investire ulteriori risorse per acquistare prestazioni aggiuntive.

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