Chiuse in casa, con figli minori, al fianco di uomini violenti. Durante il lockdown da coronavirus la convivenza forzata tra le mura domestiche ha provocato una nuova emergenza sociale con l’innalzamento del numero degli interventi del Centro antiviolenza di Bari.
Dal 14 aprile, in meno di 10 giorni, sono arrivate 15 richieste d’aiuto da donne in grave pericolo psicofisico: “Sono casi diversi dal passato – commenta Marika Massara, coordinatrice Cav del capoluogo pugliese – parliamo con madri o giovani sigle che non conoscevamo finora, fuori dal rete solidale del centro. Ci chiedono informazioni sulle attività, la consulenza psicologica e giuridica”.
Rispetto al periodo pre Covid si registra il raddoppio dei trasferimenti d’urgenza attivati dai centri antiviolenza di Bari e Lecce, gestiti dalla cooperativa Comunità San Francesco: “Siamo già a quota cinque pronti interventi dalla metà di aprile, prima ne attivavamo poco più di uno a settimana”, racconta Marika Massara.
“Anche nel corso dell’emergenza sanitaria provvediamo a collocare le donne in un luogo sicuro, un allontanamento immediato dal maltrattatore all’interno di case di rifugio”. Per facilitare i contatti il Cav di Bari è operativo sulla pagina Facebook o in video Skype e Whatsapp.