Questa mattina, nel giardino intitolato a Rocco Dicillo, a Santa Rita a Bari, il sindaco Antonio Decaro è intervenuto al sopralluogo organizzato in occasione della conclusione dei lavori di consolidamento per la messa in sicurezza della ex cava di Maso. Alla visita hanno partecipato il direttore di Asset Puglia Elio Sannicandro, in qualità di soggetto attuatore degli interventi sul dissesto, l’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Galasso, il presidente della commissione Urbanistica del Comune di Bari Salvatore Campanelli, la presidente del Municipio IV Grazia Albergo e il consigliere Nicola Acquaviva.
“Finalmente abbiamo chiuso una vicenda molto dolorosa per l’intera città – ha dichiarato Antonio Decaro -. Speriamo di poter dimenticare presto le immagini dell’alluvione di quel drammatico 22 ottobre e di sostituirle con la vita vera dei cittadini, che presto potranno tornare a vivere questi luoghi. Faremo in modo che quest’area naturalistica venga aperta presto e diventi fruibile per i cittadini. Per poterlo fare è stato fondamentale mettere in sicurezza la cava, attraverso la separazione dal canale Picone effettuata qualche anno fa, e la parete rocciosa a nord, il cui consolidamento strutturale è stato particolarmente complesso in quanto oggetto di un progetto molto articolato che ha richiesto tempi lunghi e diversi pareri.
Ora finalmente si potrà procedere alla restituzione dell’agibilità ai piani interrati degli edifici che si affacciano sulla cava. Per quanto riguarda questo spazio recuperato alla collettività, decideremo insieme ai cittadini come utilizzarlo e a quali attività dedicarlo. Quel che è certo è che si tratta di un’area verde bellissima, un esempio di forestazione urbana da vivere appieno”.
“Oggi abbiamo provveduto, con il Comune di Bari, alla verifica dei lavori ultimati nella ex cava di Maso al fine di verificarne la completezza e di programmarne la riconsegna al Comune – ha sottolineato Elio Sannicandro -. Noi ci siamo occupati della messa in sicurezza, ora il Comune potrà ora prevedere un utilizzo di tutta l’area che costituisce un polmone verde nel quartiere Santa Rita e dove, a mio parere, si potrebbero immaginare attività di tipo naturalistico, con annesso orto botanico di piante mediterranee, percorsi di trekking, mountain bike o arrampicata sportiva sulla parete. E perché no, vista la sua suggestiva configurazione, l’area potrebbe essere usata anche come location per set cinematografici”.
Come noto, gli interventi si sono resi necessari a seguito del disastro ambientale avvenuto nell’ottobre 2005 quando un’alluvione provocò la piena del torrente Picone dal cui alveo l’acqua esondò nella cava fino a inondarla per un’altezza di circa 24 metri. L’allagamento provocò lo stato di emergenza, decretato dal governo e dall’amministrazione comunale allora guidata da Michele Emiliano, che diede il via ad una serie di analisi geotecniche e idrauliche finalizzate a verificare le condizioni di stabilità dei versanti dell’area e, quindi, degli edifici limitrofi e a studiare le modalità più sicure per la successiva messa in sicurezza.
Lo svuotamento naturale della cava fu rallentato dalla circostanza che le cavità carsiche presenti sul fondo erano colme di materiale che impediva la naturale permeabilità del suolo. In seguito, si procedette con la costituzione di un argine lungo il torrente Picone in corrispondenza della cava, in modo da evitare eventuali nuove esondazioni in occasione di piene alluvionali.
Una volta garantita la sicurezza della cava, risultava necessario intervenire sulle pareti della cava dove sorgono, non lontani dal ciglio, diversi condomini.
La parete nord della cava, infatti, risultava quella più a rischio proprio per la vicinanza dei fabbricati. Per questo l’area interessata è stata interessata da analisi, saggi geognostici e verifiche geotecniche che hanno evidenziato un sistema articolato di fratturazione della roccia calcarea con presenza di vuoti o di strati intermedi di terre rosse e friabili, con evidenze di distacco di materiale.
È stata così definita la forma di instabilità sia della parte corticale della parete sia dell’ammasso roccioso nel suo complesso. Ciò ha determinato la necessità di un intervento di consolidamento della superficie dell’ammasso roccioso, realizzato mediante disgaggio del materiale instabile e con la successiva realizzazione di perforazioni armate e iniezioni di resina per consolidare la roccia in profondità. Quindi è stato eseguito un contrafforte costituito da un riempimento terrazzato di pietrame calcareo compattato per assicurare la stabilità dell’ammasso roccioso nel tempo. Il riempimento è stato completato con gabbionate di protezione e una coltre superiore di terre armate per consentirne l’inerbimento.
Infine sono stati piantati circa 300 alberi e diverse specie di arbusti non solo per garantire la tenuta del riempimento ma soprattutto per realizzare una sorta di giardino terrazzato e assicurare un effetto estetico piacevole.