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“Io, tornato in Puglia dalla Cina e messo in quarantena: trattato da appestato”

Pubblicato da: redazione | Dom, 9 Febbraio 2020 - 11:00

È tornato dalla Cina, convinto di aver lasciato un incubo e di poter riabbracciare la famiglia. Ma sceso dall’aereo, a Brindisi, ha trovato i genitori con le mascherine, a debita distanza, oltre ad una macchina messa a disposizione per andare in una casa vuota, in quarantena.

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È il rientro «surreale» di Cosimo, che non si rassegna a dover restare rintanato nell’appartamento vuoto di suo zio a Matino, nel Leccese. In questa provincia sono almeno dieci le persone, tra cui nove cinesi tornati dal proprio Paese, che si trovano in auto-quarantena per prevenire la diffusione del Coronavirus. L’unico italiano è Cosimo, docente di inglese in un ateneo della Cina, che però oltre alla “auto-reclusione” è anche vittima del “pregiudizio”. «

Si è diffusa la notizia del mio arrivo e ora lì c’è l’isteria. Non lo avrei mai immaginato, sembrano diventati tutti matti», dice scosso al telefono nella casa della quarantena alla quale adesso si sente costretto. Cosimo, 35 anni e insegnante di inglese all’università di Xìan, distante circa mille chilometri da Wuhan, la regione focolaio del Coronavirus, spiega di essere stato già in quarantena nel suo appartamento in Cina, dallo scorso 24 gennaio.

«Dopo aver osservato le regole rigide che impone quel Paese, ho deciso di tornare a casa per abbracciare la mia famiglia e trovare un po’ di serenità. Essendo chiusi i voli per l’Italia, ho preso un aereo diretto a Londra, dove ho potuto togliere la mascherina senza neppure dover essere sottoposto a controlli. Infine mi sono diretto a Brindisi, dove speravo di tornare a casa». All’aeroporto di Brindisi lui era pronto a riabbracciare i suoi, ma è proprio lì che è cominciato l’incubo. «C’erano mia madre e mio padre con la mascherina. Avevano paura e mi hanno detto: ‘Figlio mio, ci dispiace tantissimo. Anche noi stiamo soffrendo di questa situazione. Ma ormai ci sono le voci del paesino». Nel parcheggio dell’aeroporto, per Cosimo, c’era la sua auto e l’altra dei genitori.

«Cosimo scusaci, ma non possiamo venire in macchina con te – gli hanno detto – . È stato deciso che tu debba stare in quarantena per 15 giorni nella casa disabitata di tuo zio a Matino», paese vicino a Parabita. A confermarglielo è stato anche il suo stesso medico di base: «Applichiamo una precauzione prevista nelle misure di contenimento del virus recepite dalla Regione Puglia, che riguarda chi proviene dalla Cina, anche se non ha sintomi», ha spiegato. Ma Cosimo non ci sta: «Altri miei amici e colleghi italiani rientrati da Xìan, in altre regioni, non sono stati trattati da appestato come me. Loro sono ovviamente sotto osservazione, ma si trovano nella propria casa e sta a loro decidere se voler uscire o no. E soprattutto senza dover sottostare alle isterie dei compaesani». Il docente, come un ‘esulè nel suo Paese, si sta ora «sacrificando» per la famiglia: resterà a Matino e non rientrerà a Parabita prima di 15 giorni. «Non voglio che i miei abbiano problemi con i compaesani. Per la storia del ‘parente dalla Cinà, loro stanno già avendo qualche disagio. Dalla sua solitudine tenta di combattere la mentalità del paesino, dal quale anche per questo era andato via. E nella testa rimbomba la frase ‘aggiornatà in tempi di psicosi da Coronavirus: »nemo profeta in patria. Soprattutto per chi torna dalla Cina«. (notizia ANSA)

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