Una movida presente ma non “opprimente”. Questa la richiesta del comitato della zona umbertina nella lettera a Babbo Natale.
“Caro Babbo Natale, anche quest’anno siamo a riproporti le medesime richieste degli ultimi anni ed in particolare ci aspettiamo che venga esaudito il desiderio più pressante e gradito per il nostro territorio che consentirebbe di coniugare e armonizzare l’attuale vita notturna “oltremodo vivace” e, purtroppo, senza regole con la qualità della vita e la salvaguardia del contesto territoriale, di rilevante pregio storico, artistico, architettonico e ambientale. Ti chiediamo di farci trovare sotto “l’albero” l’istituzione delle zone di tutela previste dall’art 64 comma 1-3 del D.lgs. 59/2010 in modo che anche nell’Umbertino con questo strumento normativo, già adoperato dalla quasi totalità dei Comuni italiani, si possa favorire uno sviluppo territoriale programmato, ordinato, armonico e soprattutto qualitativo. Vorremmo che il termine “movida”, troppo spesso utilizzato in maniera impropria e con accezione negativa (“mala movida”) per riferirsi al deleterio “caos notturno” che affligge da tempo il nostro territorio, torni a corrispondente al suo significato originario che, designando una speciale atmosfera di vitalità in campo culturale e artistico ed un particolare dinamismo intellettuale sorto in un determinato momento storico, intende invece indicare, nella sua accezione positiva, un fenomeno di “intensa e vivace vita artistica e culturale notturna” (dizionario Treccani).
A questo proposito va ricordato che l’Umbertino storicamente, già dagli inizi degli anni 20 del secolo scorso, quando Bari era famosa in tutta Italia proprio per la sua fervente attività teatrale, veniva indicato quale principale ambito del c.d. “miglio dei teatri baresi” (citazione Bari inedita) in quanto nel suo territorio erano presenti diversi teatri (oltre al Petruzzelli, Oriente, Kursaal Santalucia e Margherita anche teatri oramai scomparsi come il Politeama De Giosa, poi Sociale, tra via XXIV maggio e via De Nicolò, il Trianon, poi Modernissimo, in via Fiume, il Teatro Fenice in via XXIV maggio). Ciò per evidenziare che il benefico fenomeno di “intensa e vivace vita artistica e culturale notturna” non solo non è sconosciuto al nostro territorio ma può costituire (come ha costituito in passato) un importante fattore di sviluppo ove venga armonizzato con il contesto e soprattutto venga governato e regolamentato onde impedire che degeneri e si trasformi nel deleterio “caos notturno” attuale. E’ assolutamente possibile, come avviene nelle grandi città non solo europee, coniugare la vita notturna, anche vivace, con ordine e sicurezza pubblica, qualità della vita e tutela del contesto urbano.
Peraltro adottare lo strumento normativo sopra indicato (istituzione zone di tutela) significa acquisire lo strumento per procedere alla “pianificazione territoriale” e quindi favorire uno sviluppo omogeneo dell’intera città. Perché costringere migliaia di giovani a pericolose e problematiche migrazioni notturne per aggregarsi tutti nel medesimo luogo? Perché non creare nei vari quartieri i c.d. “poli gastronomici”, in modo da rivitalizzare i diversi ambiti cittadini ora abbandonati? Ove non ti sia possibile anche per quest’anno esaudire la nostra principale richiesta, almeno risolvi in loco tutti quei problemi in termini di viabilità, igiene, sicurezza e altro che pregiudicano la qualità della vita di tutti coloro che a vario titolo abitano o frequentano l’Umbertino”.