“Clienti e dipendenti, vittime e innocenti”. Nel capoluogo pugliese 600mila clienti e 100mila aziende sono col fiato sospeso per il crac della Banca Popolare di Bari, nonostante il salvataggio del governo Conte bis da 900 milioni di euro. Questa mattina sono scesi in strada, sotto la sede in corso Cavour, i lavoratori baresi Bpb per ribadire la loro estraneità alla gestione che ha portato lentamente al commissariamento.
“Sono un dipendente dal 1982 – spiega nel video Dino Violante – ho visto la banca crescere e poi affossarsi. Fa rabbia osservare le attuali condizioni, noi ci siamo e ci saremo in base al nuovo piano industriale. Vogliamo testimoniare la nostra volontà di ripartire”.
“Non c ‘è preoccupazione per i depositi – aggiunge Gaetano Errico – ma non sappiamo che tipo di servizi offriremo alla clientela dopo il salvataggio. E’ un classico, in queste occasioni le banche chiudono gli sportelli ed esternalizzano. Ma non devono essere i dipendenti a pagare la cattiva gestione della banca. Reagiremo a ogni sollecitazione, questo è un atto simbolico preventivo”.
Tra i dipendenti durante il sit in c’è stato anche il commento di qualche cliente deluso: “Ho parlato con uno di voi, il direttore, mi sono fidato ma intanto noi paghiamo i bolli e tasse”. “I vostri direttori ci hanno preso per i fondelli, devono andare a casa”.
I rappresentanti sindacali di Fisac Cgil, First Cisl, Uilca, Fabi e Unisin, referenti per la vicenda Banca Popolare di Bari, hanno incontrato questa mattina i commissari Enrico Ajello e Antonio Blandini all’interno della sede centrale dell’istituto di credito, in corso Cavour a Bari. All’esito dell’incontro, durato pochi minuti, i sindacalisti, che erano in presidio all’esterno della filiale, hanno riferito che i commissari hanno chiesto loro di “essere insieme artefici del risanamento e della ripartenza della banca”.