Ha denunciato di aver subito un incendio che aveva distrutto il suo ristorante, negando richieste estorsive o minacce, anche se poi ha chiesto di accedere al Fondo di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, e avrebbe tentato infine di truffarlo grazie alla complicità di due operai che su sua indicazione avrebbero gonfiato le spese dei lavori.
Questa l’accusa che la Procura di Bari rivolge al titolare del ristorante “Il Cucchiaio Segreto” di Bari, il 45enne Marcello Pacucci, che è stato rinviato a giudizio per tentata truffa aggravata. Il processo inizierà a settembre 2020 dinanzi al giudice Monocratico del Tribunale di Bari Anna Perrelli. I due operai presunti suoi complici, Vito Brancale e Vincenzo Scarangelli, incaricati di manomettere il punto cassa e il forno e poi di aumentare le spese da inserire nella istanza alla Prefettura per accedere al Fondo, sono stati condannati con il rito abbreviato per lo stesso reato alla pena sospesa di 2 mesi e 20 giorni di reclusione. L’incendio risale al 28 ottobre 2014.
Dopo la denuncia sporta da Pacucci alla Polizia, gli investigatori, coordinati dal pm della Dda di Bari Ettore Cardinali, avviarono intercettazioni telefoniche sull’utenza del ristoratore per capire chi ci fosse dietro il rogo doloso. Scoprirono così che Pacucci, dopo l’incendio e la denuncia, aveva contattato i due tecnici chiedendo loro esplicitamente di manomettere alcune strumentazioni. «Il punto cassa non deve funzionare. Devo avere la certezza che non funzioni» avrebbe detto a uno dei due e «mi devi mettere fuori uso il forno» all’altro. Quando presentò alla Prefettura i preventivi di spesa, dopo aver aver fatto richiesta di accesso al Fondo di solidarietà, Pacucci inserì costi, ritenuti «maggiorati», di circa 4.700 euro, «dal valore indebitamente rialzato, in quanto basato su prodotti volontariamente resi malfunzionanti», inducendo così «in errore la Prefettura a concedere una elargizione non dovuta e comunque superiore ai danni effettivamente patiti». Nelle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dei due operai, il giudice parla di «vicenda molto grave» con riferimento al «potenziale danno economico, in termini di sviamento di pubbliche risorse, che la condotta avrebbe realizzato se portata alle estreme conseguenze». (notizia Ansa)