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Def2019, il governo valuta ulteriore aumento della tassazione sui giochi

Pubblicato da: C. P. | Gio, 17 Ottobre 2019 - 13:30

Da più parti, oramai, non si fa che invocare il tanto atteso riordino del settore giochi: tutta la filiera lo chiede a gran voce. Ultimo, non per importanza, Domenico Distante, numero uno di Sapar che, dalla inaugurazione romana di Enada, l’internazionale rassegna dedicata agli apparecchi da intrattenimento, ha lanciato un appello a filiera ed istituzioni per riaprire un dialogo che eviti al mondo dell’azzardo di continuare ad essere un ammortizzatore e insieme un bancomat per le casse dello Stato. Il tutto mentre veniva pubblicata la nota di aggiornamento Economia e Finanza 2019, pubblicata dal Servizio Studi e Bilancio di Camera e Senato in vista del biennio 2020-2022, che ha rimesso al centro del dibattito il riordino del settore (e della lotteria scontrini).

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Quel che è certo è che nella prossima manovra finanziaria, il Governo dovrà cercare di evitare tassativamente lo scontro con l’Unione Europea: il Conte Bis è alla ricerca di risorse per finanziare una manovra che peserà sui 31-33 miliardi di euro. Il Def 2019 è solo l’ultima di tante manovre realizzate tramite la tassazione del gioco, sulla scia di Decreto Dignità, Legge di Stabilità 2019, Quota100 e Reddito di Cittadinanza. Le scorie del Conte1 si fanno sentire, dal momento che un miliardo e cinquecento milioni di euro di aumento sono andati a gravare sul 27% circa dei ricavi della filiera del gioco pubblico. Il tutto in una situazione drammatica per la pressione fiscale capace di toccare il 68,9% per le AWP e il 51,9% sulle VLT, ma destinato giocoforza ad arrivare a 70,5% e 55% prossimamente.

Ne ha parlato, a questo proposito, anche Geronimo Cardia, avvocato, dottore commercialista e revisore contabile. Circa la possibilità che nella manovra siano presenti i proventi derivanti dalla tassazione sul gioco, Cardia non ha dubbi che “Se le notizie fossero confermate, ancora una volta verrebbe messa a rischio la stabilità del sistema che non può più sostenere i continui aumenti di tassazione a cui è stato sottoposto negli anni. Voglio ricordare che, in un rapporto pubblicato a maggio dello scorso anno, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, scrive che gli aumenti delle aliquote del comparto stanno compromettendo seriamente la stabilità della filiera, causando di conseguenza una possibile riduzione delle entrate erariali, considerando anche che la corrente sostenibilità del comparto deriva da investimenti passati, intrapresi sulla base di condizioni fiscali ben diverse” – ha detto. Il tutto mentre le norme proibizionistiche impazzano su tutto il territorio nazionale, e che potrebbero portare ad ulteriori rappresaglie fiscali nei confronti del gioco. Per Cardia stesso, il solo riordino del settore garantirebbe tutela alla filiera e sarebbe un valido mezzo di contrasto all’azzardo e all’illegale.

Intanto, stando alle ultime, il nuovo governo ha intenzioni serie di sfruttare al massimo il settore giochi, con l’intenzione di ricavarci 300 milioni di euro: per far sì che ciò avvenga sarebbe da attuare una proroga onerosa sulle attuali concessioni per le scommesse, vista la difficoltà dell’applicazione su sale e bingo. Si valuta, altresì, un ulteriore e più gravoso inasprimento dei NOE, i Nulla Osta per la messa in esercizio di apparecchi da intrattenimento, escluse le slot machine online del circuito AAMS. Il tutto non basterebbe al Governo per la copertura del fabbisogno, e questo potrebbe portare alla realizzazione de facto delle ipotesi sopravanzate: altri aumenti di tassazione, con un Preu che già negli anni è schizzato dal 13% al 21%.

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