La Procura di Bari ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per l’imprenditore 68enne di Gravina in Puglia (Bari) Gaetano Scalese, accusato di omicidio volontario aggravato e porto illegale di arma da fuoco per la morte di Pietro Capone, ucciso con due colpi di pistola sparati alla testa la sera del 10 marzo 2014.
Stando alle indagini della Polizia, coordinate dal pm Fabio Buquicchio, il killer seguì in auto la vittima mentre rincasava, colpendola prima da dietro, alla nuca, e poi quando era già a terra. Il 49enne Capone «era considerato un ‘paladino della legalità’ per la sua lotta all’abusivismo edilizio, – spiegarono gli inquirenti nel giugno scorso, quando arrestarono Scalese – tanto che le sue numerose ‘battagliè, contro amministratori pubblici ed imprenditori locali, gli erano costate diverse denunce». Un contenzioso giudiziario era pendente anche con Scalese. Il conflitto tra i due, a botta di minacce, denunce e aggressioni fisiche, era cominciato nel 2010, a causa di un manufatto realizzato da Scalese che sconfinava su un terreno di proprietà di Capone.
La vicenda, che di fatto aveva bloccato l’attività edilizia di Scalese, sarebbe approdata a processo il 5 maggio 2014, quasi due mesi dopo l’omicidio. Il processo dinanzi alla Corte di Assise di Bari inizierà il 3 dicembre ma l’imputato ha termine per chiedere il rito abbreviato.