Nelle ore successive all’omicidio di Michele Ranieri a San Pio, la vittima era cognato di Vincenzo Strisciuglio, c’è stato un summit mafioso a Bari Vecchia che, forse, ha evitato una escalation criminale sanguinosa.
Il dettaglio, non di poco conto, emerge dalle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto di mandante ed esecutori materiali dell’assassinio di Ranieri: Saverio Faccilongo, Saverio Carchedi e Giovanni Sgaramella di 33, 21 e 34 anni. Tutti e tre fanno parte della fazione di Enziteto degli Strisciuglio, opposta a quella di Carbonara, guidata da Carlo Alberto Baresi e di cui Ranieri faceva parte. L’omicidio è avvenuto per un paio di partite di droga non pagate, ma in realtà si è trattato solo di un pretesto per “punire” Baresi. Faccilongo, detenuto in carcere, infatti aveva dato l’ordine, tramite un micro cellulare, di dare una lezione a qualcuno vicino a Baresi: doveva trattarsi solo di una gambizzazione, ma i sicari sono andati oltre.
“Che ti avevo detto io?”, tuona Faccilongo intercettato rivolgendosi a Carchedi. Il ragazzo sembra non preoccuparsi troppo: “Eh amore, può capitare…”. La risposta: “No, il problema è che non è capitato”. Breve dialogo che dimostra che Ranieri non doveva essere ucciso, proprio per evitare di scatenare la risposta della fazione di Carbonara degli Strisciuglio e aprire una guerra.
Per evitare un nuovo conflitto, il clan Strisciuglio – subito dopo l’omicidio – si riunisce a Bari Vecchia, al summit mafioso partecipano tutti i referenti dei diversi quartieri controllati dalla cosca. Faccilongo, detenuto, manda un suo uomo al quale affida un messaggio preciso: “Faccilongo si sincerava – scrivono i magistrati – che durante il summit fosse emersa la posizione del gruppo Faccilongo di Enziteto, assolutamente non interessata ad avviare un attacco concentrico alla federazione di Carbonara, quanto invece nei confronti di Carlo Alberto Baresi e dei suoi fidelizzati”.