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Xylella in Puglia, solo 300 ettari e 120mila ulivi resistenti reimpiantati

Pubblicato da: redazione | Sab, 21 Settembre 2019 - 20:00

Procedono «col contagocce» i reimpianti in provincia di Lecce, nell’area infetta da Xylella fastidiosa. Secondo un’analisi di Coldiretti Puglia, presentata alla riunione di coordinamento convocata dal ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, «sono stati reimpiantati solo 300 ettari con circa 120mila piante resistenti, di cui il 45% di varietà Leccino e il 55% di Favolosa».

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L’avanzata della fitopatologia ha lasciato 21 milioni di ulivi secchi dietro di sé, molti dei quali monumentali, man mano che la Xylella avanzava sul territorio spostandosi verso Nord a una velocità di più 2 chilometri al mese con conseguenze economiche, produttive, occupazionali e sociali con un danno stimato di 1,2 miliardi di euro. Per il presidente di Coldiretti Puglia Savino Muraglia «tempo e determinazione sono i due imperativi assoluti perché anni di errori, incertezze e scaricabarile hanno creato in provincia di Lecce il disastro colposo sotto gli occhi di tutti. Se non si interviene subito, non ci sarà scampo per agricoltori e frantoiani, destinati a cambiare lavoro».

Incontrovertibile lo scenario della filiera olivicola a Lecce – denuncia Coldiretti Puglia – dove si stima nella campagna olearia 2019-2020 il crollo del 90% di olio rispetto alle medie storiche, perché la produzione di olive Cellina e Ogliarola è azzerata e risultano produttive solo le piante di Leccino, con il prevedibile effetto a catena su oltre 100 frantoi che lasceranno i battenti serrati. «Serve un cambio di passo – chiede Coldiretti – con i decreti attuativi per l’emergenza Xylella, con i 300 milioni di euro di risorse CIPE stanziati dal Decreto Emergenze a beneficio di agricoltori e frantoiani per rimettere in moto la più grande fabbrica green del Sud Italia, monitorando i percorsi di assegnazione di 150 milioni per il 2020 e di 150 per il 2021 e facendo luce sui 70 milioni di euro per il 2019 di cui si è persa traccia. E la mancata dichiarazione di stato di calamità naturale – lamenta infine Muraglia – non consente agli operai agricoli di poter beneficiare delle provvidenze previste del Decreto Emergenze che farebbe recuperare le giornate perse sia ai fini previdenziali che assistenziali».

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