Un libro dei sogni. Attacca così la candidata sindaco, consigliere comunale di opposizione, Irma Melini, il piano triennale delle opere pubbliche discusso in Consiglio comunale. «Siamo davanti al paradosso: l’amministrazione Decaro anziché arrivare a fine mandato con il completamento delle opere annunciate in occasione del suo insediamento, elenca soltanto oggi cosa avvierà per Bari nei prossimi mesi, a conferma che ha prodotto poco e vuole rilanciare in campagna elettorale», spiega Melini.
«Quel poco che questa amministrazione ha fatto, l’ha fatto senza una visione della città e senza un metodo. Caso emblematico è la riqualificazione di via Manzoni, simbolo della bugia e del fallimento: vantato il rilancio nel 2015, annunciata la riqualificazione a febbraio scorso, e oggi esclusa definitivamente dal Piano triennale delle Opere pubbliche e, in questo modo, condannata da Decaro a morte certa. Un piano triennale che per la prima volta vede comparire una nuova colonna che permette alla giunta Decaro di inserire ben 161 opere che non si sa quando e se saranno realizzate – continua – in questo senso ne cito simbolicamente alcune che sono scomparse di fatto dal Piano: la necessità degli accessi controllati a Palazzo di Città dove la Polizia Locale è costretta a prestare servizio in condizioni indecorose; gli interventi per l’agibilità della casa natale Nicolò Piccinni; la nuova sede del municipio di Carbonara Ceglie Loseto; la riqualificazione della ex Centrale del Latte; la riqualificazione del mercato di via Cagnazzi; la riqualificazione dell’ex mercato di via Carrante; gli impianti idrico ed elettrico del mercato di via Nicolai nella ex Manifattura Tabacchi; la sistemazione di Piazza Gramsci; l’area verde della scuola Duca D’Aosta a Palese; la scuola materna a Fesca e le 6 sezioni aggiuntive a Japigia, e a Loseto (dove non sembra si procederà all’ampliamento del cimitero); la scuola innovativa a Sant’Anna. Scompare anche la realizzazione del secondo impianto di cremazione del cimitero centrale; scompare la nota condotta Matteotti e il rifacimento della fogna bianca a San Girolamo Marconi, a San Pasquale, idem per il “salva Picone” o via Bruno Buozzi, o la pluviale del Villaggio del Lavoratore, come del resto della città. Scompare anche la sistemazione delle varie strade interne a Villaggio Trieste; così come la strada di collegamento alle stazioni metro di Sant’Anna Zuccaro; ma ancora, scompare la manutenzione delle vie e traverse a Fesca ed è dubbia la fonte di finanziamento per la viabilità di San Girolamo, la stessa per cui hanno fatto scadere la pubblica utilità per gli espropri. Tutte opere che si leggono nel Piano ma che non sono di fatto finanziate”.