Il gup del Tribunale di Bari Rosa Anna Depalo ha condannato sette imputati, ritenuti affiliati al clan Strisciuglio di Bari, a pene comprese tra i 15 anni e i 5 anni di reclusione per i reati di associazione mafiosa, porto e detenzione di armi da guerra. La sentenza è stata emessa al termine di un processo celebrato con rito abbreviato nell’aula bunker di Bitonto.
L’indagine dei carabinieri, coordinati dalla Dda, ribattezzata «operazione coraggio», avrebbe accertato il controllo dei traffici illeciti in alcuni quartieri della città di Bari da parte di referenti del clan Strisciuglio. Agli atti dell’inchiesta, oltre alle dichiarazioni di 12 collaboratori di giustizia, c’è la corrispondenza sequestrata in carcere tramite la quale i capi detenuti comunicavano gli ordini al clan. Il capo e promotore della presunta organizzazione criminale era – secondo l’accusa – il boss Lorenzo Caldarola, storico braccio destro di Domenico Strisciuglio, Mimmo la Luna, al quartiere Libertà, condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione.
Alessandro Ruta e Vito Valentino, condannati rispettivamente a 9 anni e a 6 anni di reclusione, sarebbero stati i referenti del clan al rione San Paolo. Con loro, partecipe dell’associazione e attivo al San Paolo, il pregiudicato Vito Antonio Catacchio, condannato a 5 anni. Saverio Faccilongo, condannato a 15 anni, è ritenuto il referente su Enziteto-Catino, come Giovanni Faccilongo e Francesco De Marzo, rispettivamente fratello e cugino di Saverio, condannati entrambi alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione.