Non c’è pace per l’asilo intitolata alla psichiatra barese Paola Labriola, uccisa da un suo paziente nel 2013 (foto copertina di Daniele Leuzzi). Tra false partenze, ritardi e burocrazia, finalmente lo scorso ottobre, dopo anni di attesa, è stato inaugurato e aperto. Ora però rischia di nuovo di dover chiudere per alcuni giorni per un difetto di comunicazione tra Università e Comune. Cosa è successo?
In sostanza, l’Università il 7 febbraio scorso ha chiesto ad Enel la cessazione immediata della fornitura di energia elettrica, non dando però il tempo materiale al Comune di fare la voltura ed evitare l’interruzione del servizio. In questo modo il Comune è stato costretto a sottoscrivere un nuovo contratto, ma occorrono 5 giorni lavorativi per l’attivazine della fornitura. Per questo motivo si rischia la chiusura dell’asilo per il tempo necessario, anche se il Comune è in contatto con Enel per evitare la sospensione dell’erogazione della luce elettrica e una nuova beffa.
L’asilo “Paola Labriola” è l’undicesimo asilo nido pubblico della città di Bari. La struttura si sviluppa su due piani e si affaccia su un ampio giardino. Il piano inferiore è dotato di un locale di accesso al secondo piano, una stanza con le attrezzature ludiche, un’area con fasciatoio riservata al cambio dei piccoli e un’altra provvista di culle riservata al riposo, due bagni (uno per i bambini e l’altro per i dipendenti) e due locali che funzionano da deposito/lavanderia. Il piano superiore, invece, è costituito da tre aule con materiale ludico per le attività, una dedicata al pranzo, due servizi igienici, una cucina e da un ufficio amministrativo. .