Incapacità di assolvere agli obblighi matrimoniali, “esclusione della indissolubilità” (mancato riconoscimento del carattere indissolubile del matrimonio), simulazione del consenso, timore, impotenza, mancata volontà di avere figli, infedeltà. Queste le principali motivazioni che hanno portato il Tribunale ecclesiastico pugliese ad annullare in cinque anni 1143 matrimoni, accelerando anche le procedure dei processi che si concludono in 8 – 9 mesi.
Analizzando ad esempio i dati delle diocesi di Bari – Bitonto risulta che la prima causa per l’annullamento delle nozze in chiesa è stata l’esclusione dell’indissolubilità. A seguire l’incapacità di assolvere agli obblighi matrimoniali, la volontà di non avere figli, in 16 casi c’è stata la simulazione del consenso, in 2 casi persino il dolo (ossia l’azione ingannevole, commessa in modo deliberato e fraudolento nei riguardi di un soggetto per fargli firmare un atto giuridico, in questo caso il matrimonio. Ad esempio si prefigura il dolo nel caso in cui taluno dei nubendi nasconda all’altro – prima del matrimonio – una malattia inguaribile o contagiosa pur sapendo di esserne affetto, oppure nel caso in cui manifesti la propria idoneità fisica a procreare, pur consapevole della propria sterilità), in tre 3 casi l’infedeltà, in 1 l’impotenza.
Non tutte le cause vanno a buon fine. Nel 2018 ad esempio su 252 processi sono stati rigettati 26.