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Bari, picco di influenza nei bambini, i consigli del pediatra Di Mauro: “Evitate la terapia “fai da te” e la fobia della febbre”

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Lun, 4 Febbraio 2019 - 16:00

Antonio Di Mauro  è un medico, specialista in pediatra e dottore di ricerca. Attivo nella divulgazione scientifica, ha acquisito notorietà con i suoi interventi sui social media con la campagna #immunitàsolidale a favore di una efficace comunicazione medico/paziente e contro la diffusione di fake news. Autore di pubblicazioni scientifiche edite su riviste internazionali in ambito neonatologico e pediatrico, ha partecipato come relatore a Congressi e Convegni scientifici in ambito nazionale ed internazionale.

Al momento opera nell’Azienda Sanitaria Locale di Bari come pediatra in convenzione e come consulente pediatra per il Servizio di Consulenza Ambulatoriale Pediatrica (S.C.A.P.).

Dott. Di Mauro, quest’anno in Puglia si sta registrando un boom di casi per influenza nei bambini, quali sono i sintomi che portano ad identificare subito i casi di influenza?

L’influenza è una malattia virale caratterizzata da segni e sintomi respiratori modesti come ad esempio rinite (infiammazione delle mucose nasali), mal di gola e tosse, associati a segni e sintomi sistemici più importanti, come febbre alta, dolore muscolare, cefalea e malessere generale.

La diagnosi clinica di influenza è possibile, specie in periodo epidemico, dalla storia raccontata dai genitori ( in medichese “anamnesi”) : l’esordio è acuto con una brusca salita iniziale della febbre, la durata della malattia è in genere più lunga delle altre infezioni respiratorie virali (in genere 5-6 giorni), il periodo di convalescenza è spesso più protratto con mialgia, cefalea e tosse che, non di rado, persistono per qualche settimana.

Questo ovviamente in linee generali, ogni bambino, come anche ogni virus, è diverso dall’altro, e la malattia può anche decorrere in maniera del tutto atipica.

La diagnosi di certezza è eseguita invece in laboratorio ma al momento ha più un valore epidemiologico e nella routine è poco utilizzata.

Quando è necessario rivolgersi al medico?

 Una influenza non complicata ha bisogno di una gestione abbastanza semplice,  basata su due cardini: l’idratazione e l’uso di antipiretici. E tutte le mamme e papà dovrebbero sapere come affrontare certe situazioni. Gli antipiretici consigliati nei bambini sono sostanzialmente due: paracetamolo e ibuprofene.

Le formulazioni in gocce e gli sciroppi sono da preferire rispetto alle supposte perché consentono il dosaggio in base al peso del bambino. Le terapie fisiche come spugnature, borse ghiacciate, coperte, fonti di calore e vestiti pesanti, sono da evitare perché responsabili di effetti paradossi con aumenti della temperatura corporea e disidratazione.

Evitate la “terapia fai da te” che spesso porta i genitori a somministrare antibiotici perché la febbre passi. L’influenza è una infezione virale e non necessita di cure antibiotiche se non complicata da sopra-infezioni batteriche. In linea di massima, è bene rivolgersi con fiducia al proprio pediatra curante che saprà consigliarvi il corretto uso degli antipiretici, valuterà lo stato di idratazione, escluderà eventuali complicanze dell’influenza.

Quando invece è impellente la corsa in ospedale?

In ospedale dovrebbero arrivare solo casi selezionati, quelli in cui il bambino ha perso vivacità, si idrata con difficoltà, è poco reattivo, respira a fatica, lamenta forti mal di testa. Il mio consiglio ai genitori è quello di osservare il comportamento dei figli per capire la gravità della situazione e non farsi “guidare” solo dal valore del termometro.

 Si parla di fever – fobia, cosa è precisamente?

La paura, spesso infondata, della febbre. La febbre è solo un semplice rialzo della temperatura corporea e non c’è sempre una effettiva correlazione tra la febbre alta e la gravità di condizioni dei bambini. Mi capita spesso di vedere bambini giocare tranquillamente, correre e scherzare, con termometro che segna 39°. Questi bambini sono accompagnati da madri e padri in forte stato di agitazione.   Mi capita spesso di essere chiamato per visite domiciliari “urgenti” per febbri che, spontaneamente, al mio arrivo si sono risolte. Questo è del tutto sbagliato.

Nel caso in cui il termometro segni temperatura febbrile, ma il bambino si comporta normalmente, è consigliata la semplice “vigile attesa”: provate ad osservare il bambino alla ricerca di segni e sintomi di allarme, idratatelo, tenetelo con vestiti leggeri, somministrate un antipiretico in base al peso. Prenderete semplicemente un appuntamento con il vostro pediatra curante che in studio valuterà il da farsi. Correre in Pronto Soccorso, dove oltre a rischiare di contrarre altre malattie nell’attesa si sovraccarica un servizio destinato a vere urgenze ed emergenze, non andrebbe mai fatto.

Tutto questo vale sempre in linea generale. Esistono ovviamente delle situazioni nelle quali la presenza della febbre, in associazione a scadenti condizioni generali del bambino o in base alla tenera età (<3mesi), necessità sempre di un pronto consulto con un pediatra.

 Quali altre malattie stanno colpendo i bambini in questo periodo?

Nei piccolissimi questo è il periodo delle bronchioliti.  Nei grandicelli invece, vediamo tante tonsilliti streptococciche. La bronchiolite è un’altra patologia virale. La più comune infezione delle basse vie aeree nel primo anno di vita, responsabile della maggior parte delle ospedalizzazioni nei lattanti.

Il bambino con bronchiolite può avere sintomi clinici che possono andare da un lieve impegno delle vie respiratorie fino all’insufficienza respiratoria vera e propria con aumento della frequenza respiratoria, utilizzo dei muscoli respiratori accessori (le mamme riferiscono “rientramenti” della pelle al torace, all’addome e al giugulo), diminuzione della saturazione e talvolta febbre e difficoltà di alimentazione. La diagnosi si basa sulla storia clinica e sull’esame obiettivo. La vigile attesa e l’osservazione di segnali di allarme, anche da parte della famiglia, sono fondamentali.

La terapia non prevede l’utilizzo di antibiotici in forme non complicate, ma l’utilizzo di ossigeno e idratazione in ambiente ospedaliero.

La tonsillite streptococcica si manifesta con febbre alta, essudato tonsillare (termine medichese per indicare “placche alla gola”) e linfoadenomegalia laterocervicale dolente (termine medichese per linfonodi gonfi e dolenti del collo).

Quando si è davanti a questa sintomatologia è bene consultare il pediatra per eseguire un semplice e rapido tampone faringeo che individua con buone probabilità l’origine batterica della malattia e consente di intraprendere la terapia antibiotica adatta. Anche in questo caso, sconsiglio vivamente l’autoprescrizione di antibiotici.

 Cosa fare per “proteggersi” da contagio?

I consigli possono risultare tanto banali quanto efficaci: lavare le mani frequentemente, evitare luoghi affollati come supermercati o centri commerciali, areare gli ambienti chiusi, rispettare le più comuni norme igieniche. Per quanto riguarda l’influenza poi, ricordiamoci sempre, e per tempo, che la vaccinazione effettuata anno per anno è considerata universalmente come uno degli interventi di salute pubblica più sicuri ed efficaci. Parlatene sempre con il vostro pediatra e con il vostro medico curante e, se vi va, seguite la mia Pagina Facebook “Immunità Solidale – Antonio Di Mauro, Pediatra” dove periodicamente parliamo anche di questo.

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