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Foggia, sequestravano minorenni e le costringevano a prostituirsi anche in gravidanza: fermata una intera famiglia rom

Pubblicato da: redazione | Mer, 5 Dicembre 2018 - 08:45

Fermata una intera famiglia rom, quattro maggiorenni e due minorenni, domiciliati presso il campo rom di Foggia, sito in  via San Severo. Contestati i delitti, tutti pluriaggravati, di riduzione e mantenimento in stato di servitù, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona, tutti reati accertati in Foggia, dal mese di marzo 2018 fino al mese di settembre 2018, in danno di soggetti minori.

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I fermati sono Febronel Costache, nato a Urzica /Craiova giurisdizione Olt nel distretto di Dolj in Romania, il 15.08.1971, detto  “BAL PARNO”, CHIRIAC Poenita, nata il 04.01.1972 in nel distretto di Dolj  com. Gingiova, Romania, alias “POIANA”, (compagna del COSTACHE Febronel e matrigna di S.D., minorenne), IOVANUT Mariana Raluca, nata il 29.07.1991 a Caransebes, distretto di Caras – Severin, COSTACHE Solomon, nato il 07.03.1992 in Romania, detto “Solomon”(figlio di Poiana e Febronel), ed in S.D. e D.I. (minorenni, figli di Costache Febronel e Chiriac Poenita), mentre, le vittime accertate risultano essere tre ragazze minorenni, di origine rumena, aventi oggi tra i sedici ed i diciassette anni.

L’indagine nasce dalla fuga di una minorenne, avvenuta nella notte del 03.09.2018 dal campo rom di via San Severo, riuscita a fuggire dopo essere stata selvaggiamente pestata con calci, pugni, schiaffi e cinghiate, sferrati in ogni parte del corpo, sulla faccia, sulla pancia e dietro la schiena, nonché trascinata per i capelli, facendola strisciare per terra, all’interno della baracca nella quale veniva segregata, da uno dei fermati, materialmente identificato proprio nel minore S.D..

Le indagini capillari svolte dalla Squadra Mobile di Foggia, sotto il diretto e continuo coordinamento della Procura di Bari, hanno consentito di accertare l’esistenza di uno schema messo a punto dagli arrestati secondo il quale le minori, tutte appartenenti a nuclei disagiati, una volta condotte nel campo con l’inganno e  l’impiego degli stratagemmi più vari, venivano di fatto segregate all’interno di alcune baracche lì presenti, chiuse dall’esterno con  una catena ed un lucchetto, picchiate continuativamente per più giorni per piegare le loro capacità di reazione e costrette a prostituirsi sotto il diretto controllo dei loro aguzzini.

La ricostruzione delle violenze

In particolare, le indagini delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di questa Procura alla Squadra Mobile di Foggia, Seconda Sezione, hanno consentito di accertare le ipotesi di reato in contestazione e di fare emergere, attraverso l’ascolto di una delle vittime, nonché tramite i riconoscimenti fotografici degli autori dei fatti delittuosi, oltre che le attività di sopralluogo svolte, gli accertamenti tecnici sui telefoni e l’esame dei social network, uno spaccato di cui si ignorava l’esistenza nel nostro territorio, di una delle nuove forme di “schiavitù moderna”, costituita dalla riduzione e dal mantenimento in stato di schiavitù di giovani straniere, per lo più sole e non in contatto con la famiglia, tutte minorenni da adibire al mercato della prostituzione, direttamente controllato dagli stessi fermati.

E’ stato accertato, infatti, che nessuna delle vittime poteva scappare dal campo, essendo controllata 24 ore al giorno, sia durante la permanenza nel campo attraverso la segregazione nelle baracche, sia durante gli spostamenti dalla baracca, che avvenivano sotto il diretto controllo degli uomini del gruppo criminale e delle donne, fino alla SS 16 (direzione Lucera, posto a circa duecento metri dallo svincolo per Via San Severo), in cui erano costrette a prostituirsi, dopo essere state accompagnate in automobile dagli indagati fermati.

Gli arrestati ponevano in essere le loro condotte non solo con il costante e brutale impiego della violenza e delle minacce, ma anche  approfittando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica delle vittime connesse alla loro minore età ed alla loro condizione di cittadine straniere, sole sul territorio italiano e prive di qualcuno che reclamasse la loro scomparsa e per di più senza mezzi ( è stato accertato che i fermati, una volta condotte le minori nel campo, le privavano dei telefoni cellulari e dei documenti).

Quanto ai ruoli rivestiti dagli indagati sottoposti a decreto di fermo, si precisa che COSTACHE Febronel, detto “Bal Parno”, rivestiva il ruolo di capo famiglia, posto in posizione di supremazia rispetto ai restanti membri del gruppo criminale, ed è colui che, dopo aver concorso nella riduzione in schiavitù delle vittime materialmente operato dai figli, garantiva il mantenimento di siffatto status, controllando che le stesse, gestite direttamente dai suoi figli COSTACHE Solomon, S. D. e D.I., fossero piegate al loro volere (e dunque mantenute in stato di schiavitù), attraverso una serie continuativa di aggressioni fisiche, deprivazioni e segregazioni all’interno delle baracche, cui assisteva con assoluta indifferenza. COSTACHE Febronel raccoglieva, unitamente alla sua compagna, CHIRIAC Poenita, detta “Poiana” e per il tramite dei figli, almeno la metà dei proventi della attività di prostituzione che le minori erano costrette a praticare, organizzando al dettaglio l’attività di prostituzione e fornendo alle vittime i preservativi da utilizzare e conducendole da solo o unitamente ai propri figli, sulla S.S.16, con direzione Lucera, dove controllava che si prostituissero permanendo sul posto con continui passaggi in automobile. L’altra fermata, IOVANUT Mariana Raluca ha costretto la vittima fuggita dal campo la sera del 03.09.2018 a prostituirsi fino al settimo mese di gestazione, e ha proposto agli altri fermati  la possibilità di vendere il nascituro ad un soggetto da lei conosciuto per la somma di 28.000 euro.

I decreti di fermo sono stati eseguiti congiuntamente dalla Procura della Repubblica di Bari- D.D.A. e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, essendo due dei fermati minorenni.

“Quella di oggi – fanno sapere dalla Procura di Bari – costituisce una delle prime e più importanti operazioni della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari in materia di riduzione e mantenimento in stato di schiavitù e di sequestro di persona consumati ai danni di giovani minorenni da destinare al mercato della prostituzione, nonché segna l’inizio di una serie di attività finalizzate al contrasto di un fenomeno tragicamente allarmante e dilagante”.

 

 

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