La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio i provvedimenti del Tribunale del Riesame di Bari che confermavano l’arresto dell’imprenditore Carlo Beltramelli, imputato nel processo sul crac da 230 milioni di euro di Ferrovie Sud Est, e sequestri per oltre 9 milioni di euro complessivi nei confronti di Beltramelli.
Accogliendo i ricorsi dei difensori, gli avvocati Nicola Quaranta, Luigi Stortoni e Marco Cornaro, la Suprema Corte ha rinviato ad altra sezione del Tribunale della Libertà di Bari le valutazioni sulla sussistenza delle misure cautelari personali e reali. Beltramelli è agli arresti domiciliari dal 1 febbraio scorso. Oltre a lui sono ancora detenuti Luigi Fiorillo, già commissario governativo, legale rappresentante e amministratore unico della società Fse, Angelo Schiano, legale della società e ritenuto socio occulto e l’imprenditore Fabrizio Romano Camilli.
Nel processo sono imputate altre dieci persone, tra ex consulenti e funzionari della società e imprenditori, accusate a vari titolo di bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale, dissipazione e distrazione di fondi. Il 17 ottobre si terrà la prossima udienza del processo e in quella data i giudici dovranno decidere se ammettere come parte civile la Regione Puglia (esclusa in udienza preliminare). Sono già costituiti, invece, i ministeri dei Trasporti e dell’Economia, la stessa società Fse e Ferrovie dello Stato. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2001-2015. Stando alle indagini della guardia di finanza, coordinate dai pm Francesco Bretone, Bruna Manganelli, Luciana Silvestris e dall’aggiunto Roberto Rossi, sarebbero stati dissipati o distratti fondi per centinaia di milioni di euro nell’arco di circa 10 anni falsificando bilanci e esternalizzando servizi senza fare gare d’appalto per consulenze legali, gestione di servizi informatici, acquisti e manutenzione di treni.