L’emendamento che avrebbe garantito alle Regioni del Mezzogiorno una maggiore fetta del fondo sanitario nazionale è stato bocciato. La I e la V commissione, riunite in parlamento in sede referente per l’esame del ddl di conversione in legge del “Milleproroghe”, non lo hanno approvato. Se fosse passato, sarebbe stato introdotto un nuovo coefficiente, quello della “deprivazione”, come era stato battezzato.
In sostanza, al momento di suddividere il fondo sanitario nazionale, le Regioni con il più alto tasso di mobilità sanitaria, con la popolazione più anziana e quelle con il Pil più basso, quindi quelle più povere, avrebbero ottenuto una percentuale più elevata. La Puglia, quindi, ne avrebbero beneficiato certamente, avendo il tasso di mobilità passiva secondo in Italia alle spalle solamente della Sardegna. Non solo, è tra le regioni con popolazione più anziana. L’emendamento, però, è stato cassato in commissione a Roma e, di conseguenza, resterà tutto invariato rispetto al passato. Se le Regioni del Sud ci speravano, per i medici “è stata persa una grande possibilità”.
Non è ancora stato approvato definitivamente, ma il riparto del fondo sanitario nazionale sta facendo già discutere. Il primo via libera è arrivato dalla Conferenza Stato-Regioni e prevede un ammontare complessivo di 110,1 miliardi di euro. Come ogni anno, la maggior parte delle risorse sono destinate alle Regioni del Centro-Nord. Spicca la Lombardia, che ottiene per quest’anno 18 miliardi di euro, a seguire il Lazio con 10,6 miliardi e la Campania (10,3 miliardi di euro). In fondo alla classifica le Regioni meridionali. Alla Puglia non andranno oltre i consueti 7 miliardi di euro, mentre Emilia Romagna e Piemonte, nonostante abbiano un numero di residenti simile a quello pugliese, riceveranno circa otto miliardi di euro.