Dodici arresti sono stati eseguiti dalla polizia di Stato di Brindisi nell’ambito di una operazione antimafia che ha colpito presunti affiliati e fiancheggiatori appartenenti a una frangia della organizzazione di tipo mafioso Sacra corona unita attiva nei territori di Brindisi, Tututano e Mesagne (fonte Ansa).
Le indagini condotte dalla squadra mobile di Brindisi e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce hanno permesso di accertare che “autorevoli referenti” davano disposizioni dal carcere attraverso la corrispondenza. Due di essi mantenevano contatti con numerosi altri detenuti, attribuendogli in alcuni casi l’investitura mafiosa e sancendone l’affiliazione. Numerose le perquisizioni eseguite in carcere. Dalle indagini son emerse intenzioni di vendetta verso componenti della Dda di Lecce.
Tre delle ordinanze sono state notificate a persone già detenute. L’inchiesta della Squadra mobile è partita da indagini svolte all’interno di un carcere di massima sicurezza in cui sono detenuti noti esponenti della Sacra corona unita brindisina: dai colloqui registrati è emersa una vera e propria chiamata a raccolta effettuata da due personaggi di spicco dell’organizzazione mafiosa finalizzata a ricostituire un gruppo criminale autonomo e a fornire direttive a complici in libertà residenti in vari comuni della provincia di Brindisi.
Il progetto di controllo del territorio prevedeva l’utilizzo di metodi intimidatori e un patto di non belligeranza con gli altri gruppi malavitosi delle province vicine. Era prevista tuttavia la possibilità di ricorrere ad atti di violenza nei confronti di chi non rispettava le regole. Oltre ai classici interessi criminali, come estorsioni e spaccio di sostanza stupefacente, l’attività del gruppo si concentrava sull’imposizione di guadagni nei settori della pesca e della gestione dei parcheggi.
Le indagini della Squadra mobile hanno intercettato il flusso di cosiddette “sfoglie” (pizzini) tra i soggetti coinvolti e sono state supportate dalle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia. Le richieste di custodia cautelare in carcere sono state richieste dal pm Alberto Santacatterina e firmate dal gip del Tribunale di Lecce, Carlo Cazzella. Il nuovo gruppo criminale organizzato all’interno del carcere avrebbe avuto come interessi principali le estorsioni e lo spaccio di droga.