Sarà processato a partire dal prossimo 9 aprile il 51enne di Acquaviva delle Fonti Maurizio Zecca, arrestato il 13 novembre scorso (poi messo ai domiciliari) per stalking nei confronti di una dottoressa in servizio nell’ambulatorio di guardia medica della provincia di Bari.
In attesa del processo, il gip ha revocato gli arresti domiciliari concedendo all’imputato le misure dell’obbligo di dimora e del divieto di avvicinamento alla dottoressa. La Procura di Bari ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per l’uomo, contestandogli il reato di stalking in attesa che la Cassazione si pronunci sulla procedibilità dell’accusa di violenza sessuale. Due settimane dopo l’arresto, infatti, il Tribunale del Riesame di Bari aveva disposto la scarcerazione di Zecca con concessione dei domiciliari con braccialetto elettronico, ritenendo improcedibile il reato di violenza sessuale perché denunciato troppo tardi, dopo 9 mesi, quindi oltre i 6 mesi previsti per legge.
Nei giorni successivi alla decisione del Riesame, intorno alla vicenda si sono sollevate numerose polemiche e critiche, ed era stato anche sollecitato l’intervento della politica perché si proceda ad una modifica normativa sui termini di presentazione delle denunce per determinati reati. La stessa Procura ha poi impugnato il provvedimento in Cassazione insistendo per il carcere. Secondo il pm che ha coordinato le indagini, Simona Filoni, le persecuzioni erano iniziate a ottobre 2016 e proseguite ininterrottamente fino a novembre scorso, passando per l’episodio della violenza sessuale nell’ambulatorio (a dicembre 2016) e per diversi altri episodi che configurerebbero, se analizzati singolarmente, autonomi delitti di minacce gravi, violenza privata, violazione di domicilio aggravata, molestie alle persone e procurato allarme, tutti perseguibili d’ufficio, superando quindi il problema della improcedibilità per querela tardiva. La questione sarà discussa dinanzi ai giudici della Suprema Corte il prossimo 6 marzo. Intanto, però, in attesa due processo, il gip ha revocato anche gli arresti domiciliari concedendo all’imputato le misure dell’obbligo di dimora e del divieto di avvicinamento alla dottoressa.